RICONQUISTIAMO I NOSTRI DIRITTI

Nazionale -

 

A giudicare dalle recenti manifestazioni e dagli scioperi che si registrano sempre con maggiore frequenza nelle aziende di trasporto pubblico italiane si potrebbe facilmente prevedere una calda primavera e un ancor più ardente estate. Le dure proteste degli autoferrotranvieri, in tutto il paese Italia, sono una prima risposta alle pesanti ricadute dovute dall'applicazione del contratto nazionale del 2015.


Ciononostante molti lavoratori ( ancora !!! ) si chiedono come sia possibile che le aziende, incuranti delle proteste, continuino a modificare unilateralmente l’organizzazione e l’orario di lavoro, sempre e comunque, a discapito dei lavoratori.


Le aziende, esercenti trasporto pubblico locale, iniziano ora a presentare “il conto” agli autoferrotranvieri che nel novembre 2015 (nonostante gli appelli lanciati da USB) hanno scelto di ottenere pochi spiccioli di aumento in busta paga senza valutare quanto devastante sia quel contratto nazionale che tra l’altro prevede: 50 ore di orario medio settimanale, 60 ore di orario massimo settimanale, prestazioni obbligatorie di straordinario, riduzione dei minuti dei tempi accessori, aumento del nastro lavorativo, taglio delle giornate di “festività soppresse”, applicazione del Jobs Act per i nuovi assunti, accorpamento delle residenze, risarcimento dei danni causati ai bus.


Alle già pesanti ricadute del CCNL si sommano le scelte unilaterali delle aziende che continuano a sottoscrivere accordi di secondo livello decisamente peggiorativi dello stesso CCNL. In molti ancora sono “portati” a credere che gli accordi sindacali non possano derogare o modificare (o addirittura peggiorare) quanto viene previsto dalle Disposizioni di Legge e contratti di settore.


Spiace doverlo ricordare nuovamente ma, purtroppo, non è più così già dal 28 giugno 2011 da quando cioè è stato firmato l’accordo tra Confindustria e le OO.SS. complici, che espressamente si sono accordate e stabilito che con la contrattazione aziendale “le parti” possono STRAVOLGERE LEGITTIMAMENTE IL CONTENUTO DEL C.C.N.L. AL FINE DI ADATTARLO ALLE ESIGENZE DELLE AZIENDE.


Inoltre, più di qualcuno, ha “dimenticato” che solo pochi mesi dopo l’art. 8 del Collegato lavoro 2011 dell’ex Ministro Sacconi ha rafforzato le previsioni dell’accordo sindacale del 28.06.11 stabilendo che GLI ACCORDI SINDACALI AZIENDALI POSSONO STABILIRE DELLE DEROGHE / MODIFICHE (anche peggiorative) ALLE NORMATIVE DI LEGGE che regolano tutti gli aspetti inerenti l’organizzazione del lavoro e della produzione.


E’ PROPRIO QUESTO UNO DEI MOTIVI CHE PROVOCA FORTE RABBIA AGLI AUTOFERROTRANVIERI E “NOTEVOLI MAL DI PANCIA” AI DELEGATI AZIENDALI DI QUELLE STESSE OO.SS. FIRMATARIE CHE ORA NON SANNO PIU’ COME GIU-STIFICARSI CON I LAVORATORI E CON I LORO STESSI ISCRITTI.


Genova, Napoli, Modena, Milano sono soltanto alcune delle città nelle quali la “temperatura” degli autoferrotranvieri è salita oltre ogni limite. Là dove le turnazioni sono state modificate e peggiorate in modo unilaterale, là dove sono state imposte pesanti quote di lavoro straordinario obbligatorio giornaliero e là dove sono state inviate decine e decine di contestazioni disciplinari per coloro che si sono rifiutati di “obbedire”.


Molte le realtà dove è a rilento l’applicazione del contratto nazionale a seguito delle procedure per l’affidamento del servizio attraverso gare d’appalto; ciò non toglie che anche queste aziende sottoposte a procedure di gara si stiano attrezzando per tagliare gli organici, ridurre il costo dei dipendenti, aumentare il carico di lavoro, rendere ancor più flessibili le turnazioni di lavoro.


Nonostante la memoria corta di “alcuni”, c’è chi fortunatamente ha compreso fin troppo bene a chi attribuire la responsabilità di quanto sta accadendo. Non è certo un caso che molti lavoratori e intere strutture sindacali stiano abbandonando i sindacati complici per aderire a USB – unica Confederazione sindacale che ha deciso di arginare questa devastante marea che sta spazzando via i diritti acquisiti dei lavoratori.


Oggi non esiste altra alternativa se non quella di aderire a U.S.B. e sostenere così l’unica Organizzazione che negli ultimi 30 anni non ha mai smesso di lottare al fianco dei lavoratori, rivendicando la rilevanza del TPL come bene comune e la necessità che i diritti e gli interessi dei lavoratori e dei cittadini prevalgano sugli interessi economici e quelli di bilancio reclamati dalle aziende.