Alitalia, le liste di Calenda non ci fanno paura. Appello di Usb alle forze sociali e politiche

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Le minacce di Ryanair ai dipendenti italiani (“se scioperate il 15 dicembre scatteranno sanzioni ad personam”) e la conseguente levata di scudi governativa contro la low cost irlandese, hanno fatto passare sotto silenzio le disinvolte affermazioni del ministro Carlo Calenda su Alitalia.


Il titolare dello Sviluppo Economico ormai esterna a ruota libera su ogni argomento, come forse nemmeno Renzi e Berlusconi dei tempi d’oro. Guarda il caso, proprio oggi il Corriere della Sera ne rivela l’obiettivo: Palazzo Chigi.
Così, dopo aver stabilito il cronoprogramma della svendita Alitalia (“prima delle elezioni”), l’ex pupillo di Mario Monti si è permesso di chiosare sui buoni risultati della compagnia commissariata al solo fine di offendere i lavoratori che si dannano l’anima in difesa del lavoro e dell’azienda.


Secondo il nostro eroe esistono in Alitalia i bravi dipendenti che supportano i commissari straordinari e permettono di aumentare i ricavi con percentuali ben superiori a quelle del Pil, e i cattivi dipendenti che remano contro. Perché, parole di Calenda, “certamente non tutti” possono rivendicare i meriti del risanamento.


Suona minaccioso quel “certamente non tutti”. Facciamo una facile previsione: vuoi vedere che il ministro aspirante premier ce l’ha con le migliaia di lavoratori Alitalia che vogliono mantenere italiana la compagnia ed evitare lo spezzatino mortale che vorrebbero cucinare Lufthansa e easyJet-Cerberus? Quegli stessi lavoratori che hanno permesso a Gubitosi di mantenere intatti in cassa quasi 850 milioni del prestito ponte?


Se ne faccia una ragione, il ministro del sottoSviluppo: i lavoratori, e con loro Usb, pretendono che la compagnia venga nazionalizzata e resti italiana, perché questi ultimi mesi hanno dimostrato che al netto delle scelte fallimentari della politica e dei saccheggi operati dai cosiddetti capitani coraggiosi, Alitalia ha i numeri, le competenze, le forze e i lavoratori perfetti per stare sul mercato in assoluta autonomia. C’è una sola strada: nazionalizzare per difendere un marchio capace di dimostrarsi più forte e resistente di ogni manovra politica.


È partendo da questo assunto che l’Unione Sindacale di Base lancia oggi un appello alle forze politiche e sociali perché dicano no.


No alla svendita di Alitalia come immaginata da Calenda e Delrio
No al regalo all’estero di un mercato da 30 miliardi
No ad Alitalia compagnia regionale al servizio di vettori stranieri
No alla distruzione di un asset nazionale strategico
No all’espulsione di migliaia di lavoratori

Unione Sindacale di Base