Ferrovieri, donne, cortei e sciopero nelle città italiane

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Fra molte difficoltà, che ormai rendono ardua l' azione di sciopero, i ferrovieri di USB hanno dato il loro contributo: anche nelle piazze delle città italiane dove hanno sfilato e contribuito alla buona riuscita della giornata appena trascorsa.
Proprio da una di quelle piazze ci giunge una voce che vogliamo far conoscere.


A sofferenze individuali risposte collettive! Non una di meno colorava di fuxia cartelli neri che non siamo più abituati a vedere così numerosi...nessuno resti isolato, abbandonato, non ascoltato, non aiutato, emarginato, il messaggio che sale dalle voci trasversali di uomini e donne di ogni età é quello che ha raccontato la giornata di ieri LOTTO MARZO.
Una rete di relazioni di aiuto e ascolto, punti di riferimento e orientamento si é data appuntamento nelle piazze di oltre 40 paesi oltre l'Italia ieri. Un nuovo rinascimento, di consapevolezze e fiducia.
Mani strette le une nelle altre avanzavano sicure nei percorsi cittadini come catene umane indissolubili di fiducia e speranza in un mondo nuovo. Mani simbolo di reciproco rispetto e compassione. Negli striscioni scritte ‘Siamo sorelle’, a testimoniare il grido uniforme di coesione, forza e denuncia del fiume di manifestanti. Se ancora oggi occorre ricordare che i rapporti tra persone nel sistema capitalistico sono intrisi di violenza, la risposta unanime della piazza è stata: ’Libertà, autodeterminazione, sciopero’. Un coro di voci che sale dal corteo, quasi a trascenderlo, e scandisce il proprio dissenso ad una società che si è abituata a divorare i propri figli.
La classe lavoratrice subisce costantemente la violenza di non poter uscire dall’incubo della precarietà, dalla disoccupazione, della miseria. Lo scorso 31 gennaio lo ha ricordato a tutti Michele, precario suicida trentenne del Friuli che, nella lettera scritta prima di togliersi la vita (‘imporre la mia assenza’, dice Michele), ha denunciato di appartenere a una ‘generazione perduta’, quella stessa generazione che ‘rivendica il diritto alla felicità’ e accusa questa società di insultare i sogni e sbeffeggiare le ambizioni delle proprie creature. Tra le molte ragioni della protesta di oggi, da donna e da ferroviera, davanti alla stazione  ho raccolto l’accorato dissenso al progetto ‘Strade sicure’, con il quale le istituzioni intenderebbero convincerci che una città più vivibile e sicura lo sia solo grazie alla presenza di uomini armati ad ogni angolo. Un convinto NO alla militarizzazione tuonava dai microfoni, contrapponendo una visione altra di ‘strade sicure’, ripartendo proprio dalle stazioni ferroviarie, dove una marea di donne e uomini liberi sarebbe stata in grado di riappropriarsi di spazi cittadini con la gioia, la solidarietà e la partecipazione.  
SI alla cultura dell’autodeterminazione in ogni luogo e per tutti: a partire dal rifiuto della violenza e della gerarchia, per l’autonomia economica, l’indipendenza, la libera scelta di maternità e la libera gestione della sessualità.
Infine, quasi come una beffa al valore di questa giornata, l'associazione Casa della Donna segnalava sdegno per la scelta odierna del governo Gentiloni di un taglio di oltre il 30% del finanziamento ai centri antiviolenza, luoghi-rifugio di donne che hanno subito violenza, la maggior parte delle volte ricevuta all’interno delle mura domestiche, che dovrebbero invece ricevere pieno riconoscimento delle istituzioni.