ALITALIA CAI - Le ali di carta: ridisegnare il progetto complessivo

Nazionale -

I patrioti del 2008, che promisero una nuova azienda e pareggi di bilancio costati lacrime e sangue, pendono ora dalle intenzioni di Air France e cercano disperatamente i soldi necessari per il rifinanziamento ciò che ormai rappresenta la nostra linea di galleggiamento.

A fronte dell’indisponibilità dell’Eni per il carburante l’Enac è stato costretto a convocare l’AD Del Torchio per la procedura di emergenza che imporrà la licenza provvisoria nel caso in cui non si trovino immediate risorse economiche per la ricapitalizzazione.

Ci tocca dire che, questo l’avevamo dolorosamente anticipato, partendo da una situazione ampiamente compromessa, prima dell’uscita di Sabelli da Alitalia Cai. A nulla è servito sbarazzarsi dei debiti, licenziare migliaia di persone, costruire contratti pesanti e quasi azzerare il costo del lavoro.

Chi avrebbe dovuto indirizzare l’azienda ha sbagliato sul piano industriale: abbiamo rincorso le low cost sul territorio nazionale, l’alta velocità sulla tratta Roma Milano, e lasciato che lungo raggio fosse impostato sulle esigenze di altre major.

Tutto questo è stato consentito. Ciò che abbiamo sotto gli occhi è il tentativo fallito di una privatizzazione figlia di logiche politiche e tenuta insieme dalle sponde del governo Berlusconi, da un management non all’altezza del compito e infine dalla compiacenza del sindacato confederale. Nulla di questo è stato utile al rilancio dell’azienda e del trasporto aereo italiano.

A questo punto parlare di problematiche di RSA sembrerebbe fuori luogo e assurdo. Non è così. Nessuno dei problemi dei lavoratori è stato risolto in questi anni a fronte di una produttività alta per tutte le categorie.

E’ necessario rivendicare ciò che è nel nostro diritto di avere perché a nulla è servito rinunciarvi con l’assurdo obiettivo di raggiungere la chimera dei pareggi di bilancio e i riferimenti economici e normativi domani potrebbero essere quelli di una compagnia low cost.

Dal 2009 a oggi nessuno ha voluto disturbare il manovratore e questo è stato fatto sulla pelle dei lavoratori, il tutto accompagnato da relazioni industriali accomodanti. Invece che tenere aeromobili e linee abbiamo ceduto attività ad altre compagnie, invece che regole per l’assunzione dalla cassa e poi dalla mobilità, l’azienda ha avuto mano libera e solo per sommi capi aggiungiamo alla lista delle magagne la gestione del bacino dei precari, lista di anzianità, posti di riposo A330 e molto altro passato in cavalleria.

Lo sciopero del 14 giugno scorso già aveva lanciato le giuste parole d’ordine per i temi di RSA rimasti irrisolti in questi anni. Adesso vediamo dai comunicati che qualcuno scopre la necessità di una lista di anzianità. E’ un utile conferma che le OO/SS nulla hanno fatto se non stare a guardare in questi anni. Giusto un attimo prima del baratro si svegliano tutti con allarme e disappunto. Le spettabili OO/SS non hanno null’altro da dire in merito all’individuazione di una via di uscita?

Ci si avvia a lasciare che un asset strategico sia ceduto e Alitalia sia ridotta a vettore regionale e l'Hub di Fiumicino diventi un aeroporto marginale e di serie B. Per impedire una nuova catastrofe occupazionale che graverà sulle spalle degli italiani con altra cassa integrazione, abbiamo bisogno di un forte intervento economico per ristrutturare il debito, per finanziare il piano industriale di sviluppo, specialmente sul lungo raggio mantenendo le aziende del gruppo riconoscendo il carattere strategico del settore.


La nostra proposta è chiara: governo, parti sociali, istituzioni oggi devono avere la forza di invertire immediatamente la rotta suicida che ci ha portato a questi risultati fallimentari. Prima di diventare un nostro problema questo è un macigno sulle spalle di chi ha creato una situazione che sta diventando un corto circuito per l’occupazione in tutte le aziende del Trasporto Aereo.

USB chiede l’intervento strategico dello Stato per l’acquisizione del controllo della compagnia con un intervento di rilancio che interessi tutto il T.A. e il settore turistico e dei servizi del Paese. Ottenere un finanziamento non è sufficiente se non si ridisegna un progetto complessivo, questo anche nel caso in cui si trovino i soldi per l’immediata sopravvivenza, cioè qualche centinaio di milioni di euro.


Questo non è più uno slogan ma una drammatica attualità, stiamo parlando di altri esuberi e, in queste ore, lo stesso Governo sta correndo contro il tempo per trovare capitali pubblici che garantiscano l’operatività della compagnia.

Non dobbiamo avere paura di dire ciò che è reale. Il re è nudo.

L'intero sistema del trasporto aereo nazionale e il sistema aeroportuale della Capitale dipendono da intervento dello Stato Italiano che deve farsi carico di errori gravissimi nel passato della più grande privatizzazione dei trasporti che è stata un colossale fallimento.


Noi dobbiamo chiedere a gran voce:

 

Più aerei e Meno Cassaintegrazione

 

Più regole e Meno Dumping

 

Più Solidarietà e Meno Esuberi


Dobbiamo mobilitarci subito. Con assemblee e presidi utilizzando lo strumento pronto che è lo sciopero del Trasporto Aereo e Nazionale del 18 ottobre.

Chiamiamo tutti i lavoratori a partecipare alle assemblee l'11 ottobre 2013

dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00

 


RRSSAA Alitalia Cai/ Smart Carrier/ Cityliner

USB Lavoro Privato T.A.


Fiumicino, 9 ottobre 2013