ALITALIA: I commissari tra risanamento e vendita. Lo Stato deve decidere e in fretta! (chiedete consiglio a Macron semmai..)
Nelle ultime giornate, dalle dichiarazioni e dagli incontri con i Commissari è emersa una sostanziale contraddizione sulla situazione di Alitalia.
Sia nell'intervista rilasciata ieri da Gubitosi a Massimo Giannini su La Repubblica che durante l'incontro tenuto insieme a Paleari con USB e tutte le OO/SS e AA/PP, le comunicazioni rilasciate confermano che questa Compagnia è risanabile in quanto i ricavi stanno segnalando un andamento superiore alle attese, mentre si stanno individuando una alla volta quei centri di costo assurdi che hanno zavorrato Alitalia finora.
Infatti, Gubitosi e Paleari hanno parlato del fatto che dopo la fine dell'hedging sul carburante (con l'avvicinamento a prezzi di mercato) e delle espulsioni di parte del top management (con un risparmio di circa il 40%), hanno preso di mira tre questioni: i contratti di outsourcing della manutenzione, i sistemi informativi e i leasing degli AA/MM.
Tutto ciò fa pensare che l’azienda possa avere un futuro perchè industrialmente recuperabile ma non significa per nulla che la situazione sia rosea. Tutt’altro. Si parte da una condizione pesante, le spese correnti ci sono ed è difficile aggredire costi legati a un sistema fisso di tariffe per i servizi. Tuttavia i commissari hanno dichiarato che su questo intendono procedere.
Questo taglio dei costi, è stato detto, affronterà anche altri capitoli di spesa, non escludendo un futuro intervento sul costo del lavoro, in particolare sulla produttività.
I commissari hanno rinviato la presentazione di un piano industriale a settembre, preannunciando che sarà basato sulla massima ottimizzazione dell'esistente con la flotta e le risorse attuali, con la chiusura di quelle rotte che non coprono i costi variabili.
Gubitosi e Paleari hanno comunque tenuto a precisare che il loro ruolo è quello di commissari secondo i vincoli di legge, ammettendo che ci vuole tempo per avere i frutti del loro lavoro e che l'incertezza sul futuro non aiuta di certo a rinegoziare i contratti onerosi. Soprattutto, a nostra domanda, hanno risposto che l'Azienda appare risanabile in un arco di 2-3 anni di tempo.
Allo stesso tempo, i commissari hanno illustrato i tempi previsti dalla procedura di vendita dell'asset aziendale, che vede il prossimo 31 luglio l'emissione del bando per le offerte selezionate e il termine del 2 ottobre per la presentazione delle offerte vincolanti. Ogni eventuale ulteriore offerta potrà essere presentata entro quel termine purchè sia presentata da soggetti in possesso di requisiti industriali e finanziari sufficienti.
Dopo si discuterà con i 2-3 potenziali acquirenti più affidabili; allo stato attuale non sono prevedibili i tempi del closing.
Non sono state rilasciate dichiarazioni riguardo il bando e i concorrenti ma è stato smentito che esistano esclusivamente offerte parziali per pezzi di Alitalia. Il 5 novembre scadono i 6 mesi del prestito ponte che dovrebbe essere restituito con gli interessi o prolungato a determinate condizioni.
Ad un'altra nostra precisa domanda, è stato risposto che Alitalia arriverà “senza l'acqua alla gola” a questi appuntamenti.
Si è anche affrontato il tema dei pagamenti delle integrazioni a chi è stato messo in cassa, sia a rotazione che a zero ore, che parrebbe prevedere tempi troppo lunghi, dato che solo nei prossimi giorni sarà emesso il decreto da parte del Ministero del Lavoro. E' stato chiesto un intervento urgente da parte dei commissari presso l'INPS per sbloccare l'iter burocratico.
Noi rileviamo la contraddizione nel fatto che da una parte i commissari presenti dichiarano Alitalia risanabile seppur con i tempi che la grave situazione richiede, smentendo le voci di corridoio ma da parte nostra non disponiamo di informazioni sufficienti per conoscere ESATTAMENTE lo stato dei conti aziendali.
Mentre dall'altra, invece, gli stessi commissari si affrettano a confermare tempi molto rapidi per la vendita della Compagnia, coscienti del grande rischio che nessuna delle offerte, almeno da quello che prevediamo noi, salvaguardi l'integrità e l'occupazione di Alitalia e indotto.
Non comprendiamo affatto perchè si debba vendere in fretta, svalutando l’azienda, ciò che invece si potrebbe rilanciare, mentre non è dato sapere che cosa potrebbe accadere nel malaugurato ma probabile caso che le offerte non siano industrialmente e/o socialmente sostenibili, ne' per i dipendenti ne' per il territorio.
Questo interrogativo si sovrappone a cosa deciderà il Governo e soprattutto l'Europa al termine del prestito ponte il prossimo 5 novembre.
Abbiamo raccolto l'invito al confronto lanciato dai commissari, prendendo anche atto di alcune decisioni che hanno aiutato a svelenire il clima, non ultimo il progetto di ricollocazione dei lavoratori posti in Cigs, anche se ci sono elementi sui quali rimaniamo in disaccordo. Siamo però anche coscienti dei limiti imposti al mandato dei commissari.
All'interrogativo che poniamo dovrebbe rispondere l’azionista di riferimento: il Governo, cominciando dal premier Gentiloni per finire con i ministri Calenda e Delrio.
Settembre sarà un mese molto importante. Occorre far ripartire la vertenza per imporre al Governo la responsabilità di dare indicazioni chiare sul futuro di Alitalia e delle migliaia di lavoratori coinvolti direttamente e nell'indotto.
Noi siamo ogni giorno sempre più convinti non solo che i lavoratori hanno dato la lettura giusta ma che oggi serva avere ancora più coraggio per dare alla compagnia un progetto che parta dall'idea che lo Stato ha per questo settore, ammesso che ce l'abbia. Alle ormai stantie battute sulla nazionalizzazione o sull'intervento delle aziende di stato in economia, è appena arrivata una pesante risposta dalla Francia...
La nazionalizzazione non solo è possibile ma si pratica senza difficoltà anche nel cuore dell’Europa, quando in ballo ci sono gli interessi di un Paese e dei suoi cittadini. Dobbiamo solo copiare quello che rivendichiamo oramai da molto tempo per Alitalia e per molte aziende in crisi del settore privato: inversione di tendenza rispetto alle privatizzazioni, rilancio dell’industria italiana e risanamento delle società vanno di pari passo con la garanzia della piena occupazione.
Ancora una volta la nazionalizzazione è l’opzione di salvaguardia fattibile per il lavoro.