Alitalia: I ricatti non servono! Servono soluzioni e risposte di sistema

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Nei giorni scorsi abbiamo registrato le dichiarazioni del Governo Italiani che ieri, per bocca del Ministro Lupi sulla vicenda della società privata Alitalia e dei 2251 esuberi dichiarati, ha ribadito che “O Etihad o il baratro”. Non serviva un Ministro della Repubblica Italiana per dirci quanto grave sia la situazione, ci aspetteremmo, invece, da chi ricopre certi incarichi quelle idee e quei progetti su come affrontarla e cercare una via di uscita.

Questa affermazione diventa ancora più forte nel momento in cui Alitalia ed Etihad dichiarano di aver raggiunto un accordo e di procedere all'acquisizione azionaria da parte della compagnia degli Emirati. Di fronte ad un'accelerazione di qualunque genere, dove si dovesse procedere senza intesa con le parti sociali continuando ad ignorare il tema della tutela dell'occupazione, il Governo sarebbe responsabile insieme all'azienda di licenziamenti e tagli indiscriminati del costo del lavoro.

Questo è il momento dove i lavoratori hanno diritto alla massima informazione su cosa hanno davanti e massima chiarezza sugli obiettivi

Le dimensioni degli esuberi, le modalità pensate per la gestione degli stessi e le richieste sul costo del lavoro sono state portate a conoscenza di ogni singolo lavoratore di qualunque categoria, base e reparto, in modo dettagliato con gli ultimi comunicati.

 

Etihad è solo l’ultimo episodio di una saga infinita che ha fatto diventare questo settore un tritacarne di posti di lavoro e di salari, con responsabilità che vanno dalla politica, a Istituzioni compiacenti, a regole mai varate, agli errori e orrori industriali, al sistema sindacale confederale complice per finire alla stampa che per anni ha fotografato una situazione dove l’unico problema erano i “privilegi” dei lavoratori.

In parole più povere, la scelta di non disturbare i vari “manovratori” che hanno affollato, e tuttora affollano, il trasporto aereo ha portato inevitabilmente a questo risultato.

La cosa peggiore che potrebbe capitare a tutti è che si esca da questa vertenza lasciando intonso lo stesso “sistema”, determinando le condizioni per le quali la nuova società si troverebbe costretta a chiedere altre lacrime e altro sangue nel giro di pochi anni.

Per questo, riteniamo indispensabile, possibile e praticabile un intervento strategico nel settore da parte del governo con tutti gli strumenti disponibili, partendo dai requisiti di sistema, per dare una prospettiva a tutti i lavoratori coinvolti, senza lasciare nessuno indietro.

Questa è la logica che ci ha spinto per primi a chiedere di rendere l’intera operazione a “esuberi zero”, ovvero di gestirla con tutti gli strumenti disponibili per evitare la gestione traumatica di posti di lavoro.

Abbiamo chiesto di aprire un bacino per il recupero del futuro sviluppo, che al momento non è stato né previsto né smentito, della nuova compagnia aerea dove far confluire anche quei lavoratori che hanno attendono giustizia dal 2008.

Abbiamo chiesto gestire l’intera operazione, partendo dalle liste di anzianità, con criteri ispirati all’equità, alla solidarietà e alla trasparenza per ridare certezze, diritti e dignità a categorie uscite massacrate dalla tonnara di 6 anni fa.

Abbiamo chiesto che il governo imposti quei requisiti di sistema che impediscano ad esempio che Ryanair paghi una toccata 350 euro ed Alitalia 950 oppure che all'aeroporto di Fiumicino ci siano 6 handlers anziché i canonici 3 senza che chi come Enac, preposto al controllo dica nulla.

Dopo la prima riunione alla presenza di Del Torchio che sembrava avere un’impostazione più disponibile, deve essere accaduto qualcosa che ha fatto fare un passo indietro alla trattativa. Noi non vorremmo che problemi di potere sindacale piuttosto che di scarsa disponibilità governativa, qualcuno voglia portarci fino all’ultimo minuto per poi chiudere la pratica in fretta e furia al Governo

Deve essere chiaro che noi vogliamo quel lavoro che nel trasporto aereo c’è, non ammortizzatori sociali!

Questa scelta strategica rappresenterebbe non solo la prima risposta concreta ai proclami teorici di Renzi sulla priorità del lavoro, mentre la disoccupazione corre verso le vette del 14%, ma sarebbe interesse di tutti i soggetti coinvolti, Cai e Etihad compresi.

Forse è il caso di piantarla con i ricatti e iniziare a pensare alle soluzioni.

Invitiamo i lavoratori e le altre sigle a riflettere sulla necessità di avviare una vertenza contro il governo.

24 giugno 2014 USB LAVORO PRIVATO TRASPORTI