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ARTICOLI DI Rassegna STAMPA 15 luglio 2008

15 luglio 2008 - Il Cagliari

La protesta. Sit-in dei dipendenti di Cict
In mobilità 400 lavoratori niente navi al Porto Canale

Cagliari - Da ieri 195 dipendenti della Cict, società del porto canale di Cagliari, sono in cassa integrazione, così come gli altri circa 200 lavoratori che operano in aziende legate allo stesso terminal. Ieri mattina si è svolto un sit-in di protesta davanti al palazzo del Consiglio regionale, promosso dalla segreteria della Fast - confsal e dalla Federazione regionale Rdb - Cub. «Vogliamo sensibilizzare tutte le forze politiche - hanno spiegato il segretario regionale della Fast - Confsal Augusto Tocco e il rappresentante della Rdb - Cub Enrico Rubiu - perchè tutto sta avvenendo in totale assenza di intervento delle istituzioni locali e denunciare la mancanza di strategie per mantenere produttiva una infrastruttura che potenzialmente può contribuire allo sviluppo economico dell’isola».(E.B.)

 

5 luglio 2008 - L'Unione Sarda

Container. È scattata ieri la cassa integrazione per 195 lavoratori di Cict. Difficoltà anche nell'indotto
Porto canale, in piazza contro la crisi
di NICOLA PERROTTI

Cagliari - Nel primo giorno di cassa integrazione, i lavoratori portuali della Cict protestano davanti al Consiglio regionale. Preoccupati per la perdita del posto puntano il dito contro la Contship, la società che gestisce il porto container di Cagliari attraverso la controllata Cict: finora, lamentano i dipendenti, l'azienda non ha fatto nulla per superare la crisi trovando nuovi clienti dopo l'abbandono delle rotte per lo scalo cagliaritano da parte dell'unico vettore, la Maersk. La loro voce è rivolta anche contro il governo regionale: lamentano la mancanza di interventi concreti da parte delle istituzioni per favorire il rilancio di uno scalo potenzialmente in grado di contribuire allo sviluppo economico dell'isola.
IL SIT-IN Tra i manifestanti c'era anche un gruppo dei 140 lavoratori in cassa integrazione della Compagnia lavoratori portuali, la Clp, che fornisce assistenza alla navi in manovra. Le preoccupazioni dei 195 dipendenti di Cict, in cassa integrazione per un anno, sono state portate all'attenzione dei capigruppo del Prc, Luciano Uras, e di Fi Giorgio La Spisa che durante il sit-in hanno incontrato gli organizzatori della protesta: i rappresentanti della Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti (Fast-Confsal) e dell'Rdb/Cub. «Agli esponenti politici abbiamo ribadito che questa incompiuta, quale è il porto canale, resterà tale se non si attuano le riforme capaci di far diventare competitivo lo scalo», ha spiegato il coordinatore regionale dell'Rdb-Cub Enrico Rubiu, che ha poi ricordato gli interventi indispensabili: la creazione di una zona franca per le merci e di aree dedicate alla lavorazione logistica, i distripark. «I container in arrivo nel porto di Cagliari», ha precisato Rubiu, «potrebbero trovare nei distripark una serie di imprese capaci di smistare le merci in tempi brevi, dopo averle appositamente assemblate, etichettate, confezionate: il tutto agevolato dalle opportunità della zona franca estero su estero».
IL FUTURO La crisi dello scalo, secondo il segretario regionale Fast-Confsal Augusto Tocco, dev'essere affrontata subito dalla Regione: «I capigruppo ci hanno promesso che faranno tutto ciò che è in loro potere. Noi ci metteremo in contatto anche con il presidente dell'Autorità portuale, auspicando che il traffico riprenda prima della scadenza della cassa integrazione». Giovedì, i rappresentanti dei lavoratori incontreranno il presidente della Provincia. E venerdì si riuniranno al porto per un'assemblea.

 


15 luglio 2008 - La Nuova Sardegna

Perché nel porto non avanzi il deserto
La protesta civile dei lavoratori della Cict: «In cig ma dev’esserci garantito un futuro»
di Sabrina Zedda

CAGLIARI - Un futuro per il porto canale: lo chiedono i 195 dipendenti della Cict-Porto industriale spa, la società concessionaria del porto canale che hanno deciso di passare il primo giorno da cassintegrati davanti al palazzo del consiglio regionale. Protesta civile, pacata, comprensibile per chi vede solo nubi nel proprio cielo di lavoratore non più stabile. Striscioni e fischietti, una buona partecipazione per la manifestazione organizzata dalla Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti in un momento in cui la via d’uscita dalla crisi dello scalo industriale ancora non c’è.
La preoccupazione si taglia a fette tra i lavoratori finiti in cigs che, se si considera l’indotto (Clp e Iterc) arrivano a 400. Il porto canale è deserto: «L’ultima nave - racconta malinconico Gianluca Stellino, delle Rsa-Fast - l’abbiamo vista passare il 12 giugno, una toccata e fuga, poi più nulla». Eppure, dicono con rabbia i lavoratori, non si doveva arrivare a questo: «Grazie a un contratto firmato nel 2006 con l’anglo-australiana P&O, sino alla fine di aprile abbiamo lavorato sodo, con alti volumi di resa - ricorda Stellino - ma andato via quel partner le commesse sono finite. Tutti sapevano che quel rapporto non era stabile ma nessuno s’è mosso perché alla sua scadenza si continuasse a lavorare».
La Cgil ha già replicato in via ufficiale a chi, come la Uil, chiedeva una nuova gestione del porto industriale: le garanzie da Contship, il gruppo cui fa capo Cict, ci sono e sono solide. Lo scalo di Macchiareddu riprenderà a vivere, il partner arriverà e il periodo di cassa integrazione sarà molto più breve di quanto è stato indicato nell’accordo di giugno. Ma nel frattempo prevale lo scoramento, la paura che le gru del porto restino ferme. Uno striscione appeso agli ingressi del palazzo del Consiglio regionale ricorda «i milletrecento miliardi di lire spesi e i corsi di formazione finanziati dalla Regione». Ma al porto canale «non c’è più nulla, fuorché il deserto», per usare le parole di Augusto Tocco, segretario regionale della Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti. Tocco, in un volantino diffuso tra i passanti, punta l’indice sull’evidente contrasto tra le intenzioni enunciate dal piano regionale dei trasporti che, in virtù della posizione baricentrica nel Mediterraneo di Cagliari, parla di un porto canale inserito tra i porti più interessanti dell’intera area e quella che è invece oggi l’amara realtà dei lavoratori: «Dopo anni di crisi - è la sintesi del segretario regionale delle Rdb- Cub, Enrico Rubiu - il porto canale è giunto al peggior epilogo. E questo perché le scelte politiche hanno portato a delle incompiute».
Cagliari, rincara la dose Rubiu «non è in grado di reggere la concorrenza neppure di porti emergenti come quelli marocchini o algerini e la Spagna, per numero di container, ci sta superando». La soluzione? «Affiancare al porto - è l’idea di Rubiu - aree di logistica per lavorare le merci e trovare imprese capaci di smistarle in tempi brevi». Il tutto, conclude il sindacalista «con l’agevolazione della zona franca».
Questa è un’idea per il futuro, ma al momento la netta sensazione tra i lavoratori è che la loro sorte importi a pochi: «Siamo in cassa integrazione - si lamenta una lavoratrice di Clp - ma non sappiamo, nel caso arrivi qualche nave, che turni avremo, né quale sarà il trattamento economico».
A fine mattinata le ragioni dei lavoratori (alcuni di loro la scorsa settimana hanno anche incontrato il presidente della Regione, Soru) sono state sentite da esponenti dei diversi schieramenti del consiglio regionale: la speranza è che il grido di dolore serva a smuovere l’amministrazione regionale, ammesso che possa servire.


15 luglio 2008 - Il Piccolo

Autista di bus aggredito finisce all’ospedale
Le RdB chiedono all’azienda cabine blindate e denunciano anche sei incendi in un mese

Trieste - Episodio di violenza ieri sera, attorno alle 19.30, al capolinea della linea 10, a Valmaura. Secondo i testimoni, l’autista Giorgio Sossini è stato aggredito senza motivi da uno squilibrato mentale che l’ha preso a calci e pugni per poi scappare a piedi. L’autista è finito al pronto soccorso ma senza lesioni gravi. Non si conosce ancora la dinamica dell'aggressione. Secondo alcuni testimoni, ieri sera i carabinieri di Muggia avevano già arrestato l'aggressore.«È un fatto grave che dovrebbe far riflettere sulla mancanza di sicurezza sui mezzi di trasporto pubblico - denuncia Willy Puglia, coordinatore regionale Rdb Cub Puglia - chiederemo in seguito cabine blindate». Si segnala intanto anche un nuovo incendio su un autobus della Trieste Trasporti dovuto a malfunzionamenti del motore: è il sesto in un mese.
Il fatto è accaduto ieri mattina, attorno alle 8, al capolinea 33 a Campanelle. Un fumo denso si è sprigionato all'interno dell'autobus 597, dovuto ad un surriscaldamento dell'impianto di espulsione dei gas di scarico, che ha causato il parziale scioglimento delle protezioni interne del vano passeggeri. Il fatto grave, però, è che questo è solo l'ultimo di una lunga serie, come è stato denunciato dai sindacati del settore già ad inizio mese con una lettera alla Provincia. I primi episodi infatti si sono verificati il 17 giugno sull'autobus 209 e il 26 sul 513. Venerdì 27, altro caso: stavolta tocca all'autobus 526 che sta uscendo dal deposito aziendale di Broletto per iniziare il servizio sulla 41. Domenica 29 si verifica poi lo slittamento delle cinghie del compressore dell'aria condizionata nel vano motore su un altro mezzo transitante in piazza Volontari Giuliani.Per fortuna in tutti i casi non ci sono stati danni alle persone, né ai passeggeri né al conducente. Il quinto episodio si verifica sabato 5 luglio, quando il bus 1156 in servizio sulla 17. «Molte volte i guasti vengono segnalati in anticipo, ma l'azienda non interviene» spiega ancora Puglia.(e.o.;g.p.)