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Bologna, l'Odissea dei 178 dell'aeroporto finisce in corteo

 

 

6 febbraio 2008 - Liberazione

Trentadue sono senza posto, gli altri hanno avuto contratti a termine con altre ditte. Senza alcun rimborso

di Benedetta Aledda

 

 

 

 

 

Bologna - Mentre i vertici dell'aeroporto di Bologna presentavano il piano industriale del Marconi, ieri mattina un'aereo Iberia ha sbagliato la curva ed è finito nell'erba, con grande spavento per un centinaio di passeggeri. Il presagio non è bello ma la Società Aeroporto di Bologna non si scoraggia e vola alto, puntando a raggiungere i 10 milioni di passeggeri all'anno nel 2022.

La Sab non si pronuncia, invece, sull'inchiesta della Procura che sta indagando 13 persone per truffa ai danni dei lavoratori che caricano e scaricano le valigie (due indagati sono accusati anche di corruzione). Le vicende penali e le condizioni di lavoro (e per qualcuno di perdita del posto) denunciate dai sindacati sono polvere da nascondere sotto il tappeto per uno scalo che ha bisogno di farsi bello, visto che nei prossimi mesi «sarà sotto i riflettori delle compagnie aeree che devono decidere se lavorare con noi», spiega la presidente di Sab Giuseppina Gualtieri, «e degli operatori finanziari che devono sostenere economicamente lo sviluppo dello scalo», aggiunge. In programma, infatti, ci sono una nuova aerostazione, più voli low cost e un nuovo sistema di smistamento dei bagagli, per una spesa da 200mila euro che Sab può sostenere solo a metà e il resto va cercato all'esterno.

La Provincia di Bologna, uno dei soci pubblici di Sab, vuole vederci chiaro e ha già chiesto a Gualtieri una presentazione del piano. Anche sulla vicenda penale la Provincia aveva chiesto un resoconto a Sab, mentre il Comune, altro socio, ha preferito stare in silenzio. Un atteggiamento che i lavoratori non riescono ad accettare: per due volte hanno interrotto il consiglio comunale per chiedere una presa di posizione, ma il sindaco Cofferati ha detto che aspetta il lavoro della magistratura.

Le denunce dei lavoratori, però, vanno più in là della truffa ipotizzata finora dal pm Antonello Gustapane. Nei racconti di chi lavora ai servizi a terra ci sono turni improponibili, mansioni variabili, mancanza di attrezzatura, mezzi obsoleti e, per 33 di loro, anche la perdita del posto.

I 178 ex lavoratori di Doro Group, il consorzio indagato per truffa, rimangono senza contributi versati, senza le ultime due mensilità, senza tfr. Per la maggior parte sono stati assunti dalla nuova ditta esterna, Giacchieri, ma con contratti a termine o part-time. Giuliano Lannuzza, come altri 32, è stato lasciato a casa; come tutti gli altri aveva un contratto a tempo indeterminato: «Ho fatto i conti e a me devono 8.850 euro». La ditta Giacchieri sostiene di averne richiamato al lavoro 24 tramite un telegramma al quale i lavoratori non avrebbero risposto; sarebbe questa la ragione per cui li ha sostituiti con alcuni stagionali a tempo determinato.

«Non ci ascolta nessuno, il sindaco che dovrebbe essere il primo a starci vicino, dopo quattro mesi e mezzo dice ancora che bisogna stare zitti», dice Andrea Giatti. Soprattutto gli dà fastidio sentirsi dire che le proteste vanno tenute nell'alveo della legalità: «L'anno scorso ad agosto ho fatto una cosa illegale, ho lavorato 27 ore e mezzo consecutive per dare una mano alla mia azienda e soprattutto all'aeroporto, perché mancava personale anche di coordinamento», denuncia. «Fra 15 giorni mi sbattono fuori casa, perché devo vivere con tre figlie e 850 euro al mese, ma l'affitto costa 750».

Da anni i lavoratori indicano chiaramente che il problema è il sistema degli appalti, portato dalla liberalizzazione dei servizi a terra nel 1999: al di là dei soldi che ha intascato il consorzio ora indagato per truffa, «com'è possibile che in un mese i lavoratori costino all'azienda 600mila euro, se questa ne percepisce 450mila?», chiede Giatti. Insomma, chi c'era prima lavorava in perdita (rifacendosi però sui contributi non versati ai dipendenti) e chi c'è ora continua a lavorare in perdita, quindi deve risanare i propri conti, non può assumere e invece spreme la manodopera con turni impossibili e chiedendo fino a 150 ore di straordinari complessivi al giorno.

Venerdì i lavoratori esclusi dal Marconi faranno un corteo in centro fin sotto la Prefettura, promosso da Cgil, Cisl Uil, mentre il sindacato di base RdB ha annunciato fra due settimane uno sciopero di tutti i settori.

Non tutti, però, credono ancora nei cortei, già sperimentati più volte l'estate scorsa quando il gestore ora indagato non pagava gli stipendi. 24 ex dipendenti sono sotto sfratto e potrebbero decidere di andare a dormire dentro all'aeroporto. Florian Braia, cittadino albanese, lavorava dal 1999 al carico e scarico dei bagagli. Aveva un contratto a tempo indeterminato, è stato lasciato a terra e ora dorme in auto con la famiglia. «Sto facendo il rinnovo del permesso di soggiorno per mio figlio che ha due anni», racconta, «ma non ho più il contratto di lavoro come garanzia».