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Ctm. I sindacati contro la società di trasporti: domani sciopero dalle 12 alle 16

8 ottobre 2009 - L'Unione Sarda

Ctm. I sindacati contro la società di trasporti: domani sciopero dalle 12 alle 16

Stop degli autisti: «Turni massacranti»

Il direttore: scelte aziendali motivate, siamo pronti al dialogo

di ANDREA ARTIZZU

 

Cagliari - Domani 4 ore di disagi per uno sciopero proclamato dalle segreterie di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt, Ugl, RdB, Faisa-Cisal e Fts-Css.
I dipendenti del Ctm tirano il freno a mano. Domani i pullman non viaggeranno dalle 12 alle 16. «Ci confrontiamo con una dirigenza arrogante, prepotente e inadempiente», denunciano in coro le segreterie di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt, Ugl, RdB, Faisa-Cisal e Fts-Css. «Siamo una società per azioni con precisi criteri di gestione», replica il direttore generale del Ctm Ezio Castagna.
LA PROTESTA DEGLI AUTISTI Il clima nella società che gestisce i trasporti pubblici a Cagliari e nell'area vasta è incandescente. Tanto da convincere i sindacati a riunirsi senza distinzione di sigle per una denuncia congiunta. «Questa è solo la prima di una serie di azioni di protesta», afferma il rappresentante della Filt-Cgil Sandro Putzu. «Il comportamento della direzione è inqualificabile sia sul piano dei rapporti civili che delle relazioni industriali». Tradotto? «Ci mettono di fronte al fatto compiuto, senza neanche consultarci». I rappresentanti sindacali contestano i carichi di lavoro e la relativa carenza di personale. «L'azienda ha imposto il servizio estivo e quello invernale senza aver ascoltato le nostre richieste», dice Ezio Cardinale della Uilt. «I tempi di percorrenza sono troppo stretti e per i conducenti c'è il problema delle pause obbligatorie».
DISSENSO TRA LE SCRIVANIE Non solo autisti. I sindacati contestano alla società di trasporti pubblici la gestione dei rientri pomeridiani. «L'azienda obbliga gli impiegati a quattro turni serali, per noi tre sono più che sufficienti», spiega Putzu. «Un'imposizione che non serve né al Ctm, né ai dipendenti, che spesso, senza nulla da fare, si ritrovano a far compagnia ai dirigenti».
SPRECHI IN OFFICINA Le sigle sindacali lamentano la mancanza di dialogo anche sulla riparazione dei mezzi. «Vengono riparati in officine esterne, non capiamo perché, visto che i nostri meccanici sono preparati e spesso sono costretti a mettere le mani sui pullman appena aggiustati all'esterno», continua Putzu. «La dirigenza rinvia la discussione all'acquisto dei nuovi bus. Non capiamo la relazione». I rappresentanti dei lavoratori chiedono più sensibilità. «Abbiamo chiesto un incontro col sindaco Emilio Floris e con l'assessore regionale ai Trasporti, ma nessuno si è degnato di una risposta. Chiediamo l'apertura di un tavolo di confronto».
LA REPLICA DEL CTM Ezio Castagna è il direttore generale del Ctm. «Rientri? Qualcuno dimentica che siamo una società per azioni e non un ente pubblico. Secondo i nostri calcoli la disposizione è perfettamente motivata. Così come sono incontestabili i tempi di percorrenza dei bus: li abbiamo fissati in base a precise rilevazioni satellitari. Quando è stato necessario modificarli, come nelle linee 1 e 6, lo abbiamo fatto. Comunque - conclude Castagna - voglio precisare che siamo, e non da oggi, pronti alla discussione con i sindacati».

 

8 ottobre 2009 - La Nuova Sardegna

Gli impiegati del Ctm: «Riorganizziamo il lavoro»

CAGLIARI - Non più solo gli autisti del Ctm, da sempre lo zoccolo duro del sindacato, adesso sono anche gli impiegati a chiedere una nuova organizzazione del lavoro. Tema, tra l’altro, al centro dello sciopero indetto per domani (dalle 12 alle 16) da Cgil, Cisl, Uil e Rdb-sindacati di base. «È da dieci anni - scrivono in un comunicato gli amministrativi del Ctm - che noi ci lamentiano. Ma non come dicono i vertici aziendali per la quantità di lavoro, nonostante questa sia l’unica azienda autoferrotranviaria in Italia che preveda ben quattro rientri settimanali per il settore amministrativo. Noi da dieci anni denunciamo la scarsa organizzazione del lavoro, la distribuzione dei carichi nei vari uffici e la scarsa attenzione alla qualità della vita dei lavoratori».