Fallimento Alitalia Sai: USB si costituisce parte civile, ma è la politica da condannare per i disastri compiuti
USB Lavoro Privato ha dato mandato ai propri uffici legali di procedere alla costituzione di parte civile nel processo per bancarotta fraudolenta e altri reati societari che si aprirà il 18 maggio 2023 davanti al Tribunale di Civitavecchia dopo il rinvio a giudizio di 14 dirigenti di Alitalia Sai, società nata nel 2014 dopo la cessione del 49% della Alitalia dei capitani coraggiosi agli emiri di Etihad. Tra gli imputati Luca Cordero di Montezemolo, Roberto Colaninno e Luigi Bisignani, insieme a 11 ex amministratori e sindaci della società.
Un atto che dobbiamo innanzitutto alle centinaia di nostri iscritti, militanti, quadri e dirigenti sindacali che hanno lottato con forza e coraggio contro la scellerata gestione che ha portato dopo appena due anni la compagnia al fallimento dichiarato nel maggio 2017. Una crisi che è si è conclusa con la chiusura di Alitalia, la nascita della microcompagnia ITA, il dimezzamento della flotta, la perdita di almeno 5000 posti di lavoro (dopo i 10.000 già persi tra il 2008 e il 2014), lo smembramento di Handling e manutenzione e un drastico taglio dei salari e dei diritti acquisiti.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso e che verifichi l’eventuale sussistenza di reati, ci sembra che siano i risultati a condannare impietosamente l’operato di quella dirigenza dal punto di vista industriale e sociale, che ha prodotto la perdita record in due anni di più di un miliardo di euro durante stagioni di forte ripresa del traffico aereo.
Così come, anche se non sarà coinvolta nel processo, in questo momento non può sfuggire alla condanna morale quella classe politica incarnata plasticamente nel governo Renzi, che con i suoi ministri e sottoministri spalancò le porte agli emiri, facendosi parte diligente nel garantire tutte le richieste fatte per l’acquisizione dei compendi aziendali, a partire da migliaia di altri esuberi in Alitalia, senza controllare l’affidabilità di un piano industriale che si presentava già insufficiente. Schema che fu replicato due anni dopo dallo stesso esecutivo Renzi in occasione dell’acquisizione di Meridianafly da parte degli emiri del Qatar, producendo gli stessi risultati: perdite milionarie, chiusura in due anni e migliaia di esuberi, oggi tutti licenziati.
La mancanza di una vera politica industriale in questo settore strategico per l’Italia, insieme all’ossequiosa obbedienza ai diktat europei oltre che un sindacato remissivo, contesto che ha portato alle scelte radicalmente sbagliate su ITA, è stato il brodo di coltura di quei comportamenti malsani che hanno portato alla distruzione di un patrimonio industriale e sociale. Non dovevano e non dovrebbero essere più permessi.
USB Lavoro Privato – Trasporto Aereo
20 settembre 2022