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Ferrara. «FUSIONE MODELLO HERA? No, grazie»...

22 agosto 2007 - Il Resto del Carlino

 

Ferrara -

Ferrara - «FUSIONE MODELLO HERA? No, grazie». Il sindacato di base Rdb Trasporti lancia il primo allarme in merito alla prevista integrazione tra l’Acft e l’Atc di Bologna. L’operazione è da tempo in moto, ma solo in questi giorni «stanno cominciando a circolare i risultati dello studio... clandestino della società di consulenza nominata dai Comuni e dalle Province di Bologna e Ferrara». I dati essenziali che emergono, secondo quanto riferisce il sindacato autonomo, è «che il risultato della prospettata aggregazione sarebbe propedeutico alla proroga dell’affidamento diretto sino al 31 dicembre 2009; l’esistenzia di un piano industriale dell’Atc; l’obiettivo centrale della riduzione dei costi». Su quest’ultimo e cruciale aspetto, prosegue la nota di Cub Trasporti, si prefigura la «‘societarizzazione’ dei depositi, funzionale alla loro privatizzazione, il decentramento spinto di automezzi e personale, la ricollocazione delle attività di manutenzione, una struttura organizzata con un modello ‘divisionale’, con il conseguente accentramento delle funzioni strategiche». Di qui il riferimento al ‘modello Hera’ che non convince il sindacato, per quanto riguarda le sinergie in tema di trasporto pubblico locale: «Dobbiamo mobilitarci immediatamente per evitare che ai lavoratori dei trasporti, ed alle comunità di Ferrara e Bologna, si ripeta quanto sta accadendo nel settore del gas e dei rifiuti», la perentoria affermazione del coordinamento provinciale del sindacato di base. Tra i rischi come detto vi è la ‘societarizzazione’ («anticamera della privatizzazione e della vendita di pezzi delle aziende di trasporto», la denuncia), ma anche il fatto che sul fronte del personale «si finisca con l’avere un maggior numero di dirigenti, per il crescere delle responsabilità degli attuali ‘capi deposito’, e più dirigenti per le funzioni di staff — prosegue il documento —, a fronte di una minor qualità di servizi e di minori tutele sia per i lavoratori che per i cittadini-utenti dei servizi di trasporto».

Un altro timore è quello relativo alla possibile «non unicità dei trattamenti per il personale: se i depositi saranno considerati ‘imprese autonome’, avranno anche autonomia imprenditoriale e quindi la possibilità di applicare contrattazioni diverse per gli addetti».

Siamo evidentemente ancora nella fase iniziale del processo destinato ad essere messo a fuoco nei prossimi mesi: quando cioè l’«advisor» (la società di consulenza) consegnerà formalmente agli enti proprietari la proposta definitiva di riassetto su cui, comunque, è già iniziato il confronto. E l’esame allarmato da parte delle organizzazioni sindacali: per quanto riguarda le dimensioni della futura maxi azienda, lo studio «stima per la produzione di trasporto pubblico locale — prosegue il documento di Cub Trasporti — una dimensione aziendale economicamente ottimale valutata tra 300 e 500 mezzi». Uno scarto, come si nota, ancora molto ampio. In attesa degli approfondimenti, il sindacato di base si dichiara fermissimo sul punto di non accettare in alcun modo operazioni che prefigurino «lo smembramento delle attività e la minor qualità dei servizi».