Fiumicino. Distrutta non solo parte dell'aeroporto ma anche il principio di tutela della salute dei lavoratori
In allegato il documento dell'Istituto Superiore di Sanità
Un incendio nell'Aeroporto di Fiumicino le cui cause non sono ancora chiare. Un sistema antincendio che evidentemente non ha funzionato come avrebbe dovuto o che non era comunque sufficiente a far fronte ad una emergenza come quella verificatasi.
Poche ore di fermo, poi si blocca l'area più danneggiata e si continua a far lavorare gli operatori aeroportuali tra il fumo, la puzza, la fuliggine e chissà cos'altro, come se nulla fosse accaduto.
Centinaia di milioni in ballo e l'evidente “necessità” di non compromettere gli affari delle società di gestione aeroportuale, degli operatori e delle compagnie aeree.
Analisi dell'ambiente effettuate dopo alcuni giorni da privati su mandato di Aeroporti di Roma che tentano di rassicurare tutti, mentre il traffico riprendeva e allo stesso tempo l'aria non era respirabile e uomini bardati con tute che non lasciavano scoperto neanche un centimetro di pelle, si aggiravano tra le macerie di una vasta zona andata completamente distrutta.
Nessun intervento precauzionale dell'ENAC, cioè il controllore dell'attività dell'aviazione civile, del Ministro dei Trasporti, della ASL competente.
Passano i giorni e gli unici a gridare sono USB e la CUB Trasporti: sostanzialmente Cgil, Cisl, Uil e Ugl preferiscono il silenzio e così vergognosamente rimangono sino ad oggi.
Chiediamo l'intervento del magistrato, formalmente e pubblicamente, chiediamo l'intervento della ASL, dell'ENAC e del Ministro Del Rio che, lo sottolineiamo, oltre ad una brevissima passeggiatina nello scalo, ha fatto praticamente nulla.
Per giorni l'attività nell'aeroporto continua tra le nostre proteste, il silenzio istituzionale, le minacce e le diffide nei nostri confronti: soprattutto tra il fumo, la puzza, la fuliggine e le sostanze tossiche che girano “indisturbate” tra lavoratori e passeggeri.
USB e CUB dichiarano allora lo sciopero per tutti i lavoratori che operano in quell'area per tutelare la loro salute, così come previsto dalla legge vigente.
Si parla di diossina, di amianto e di tante altro sostanze non proprio piacevoli per il corpo umano. Poi arrivano i monitoraggi di ASL e Arpa ma non escono i dati. Interviene il magistrato e sequestra parte dello scalo aereo, ma a pochi metri dalla zona delimitata, la gente continua a lavorare.
Le analisi non escono fuori, si riduce l'operatività dello scalo all'80%, Aeroporti di Roma chiede una ulteriore riduzione al 60%, Alitalia prima ritira il personale dall'intera zona poi prevede turni a rotazione. Insomma: mancano solo i dati ufficiali e la loro formale lettura da parte dell'Istituto Superiore della Sanità. Ma i dati non escono fuori. La Asl competente (o chi per lei) emette infine un comunicato in cui sostanzialmente dice: l'Istituto Superiore della Sanità dice che va tutto bene!
Tutti felici e contenti? No. Soltanto le aziende che riprendono l'attività normale, o quasi!
Ma il rapporto alla fine esce fuori, pubblicato sul sito del Comune di Fiumicino, e non dice che va tutto bene.
La nostra lettura, come quella di molti altri, è proprio opposta, non ci tranquillizza e soprattutto evidenzia che mancano dati e analisi e laddove esistono non sono certo confortanti. Si parla di aree nelle quali la qualità dell'aria è compromessa, di valori sopra la norma di alcune sostanze tossiche e di diossine, di necessità “...di adottare, in via precauzionale, tutte le misure di protezione per la salute pubblica, secondo quanto previsto dalla legislazione vigente, con particolare riferimento ai lavoratori esposti secondo la L. 81/2008.”
Questo ed altro non ci rassicura e continueremo quindi con le forme e le modalità più opportune a tutelare i lavoratori ed anche i passeggeri.
Di certo non è rassicurante neanche il pressapochismo, l'incuria, la superficialità e il prevalere delle esigenze economiche e commerciali rispetto alle indispensabili precauzioni che si sarebbero dovute adottare sin dall'inizio, allontanando preliminarmente uomini e donne dalla zona del disastro.
Per questo, oltre a continuare a svolgere il nostro ruolo sindacale, abbiamo anche richiesto le dimissioni dei vertici di Aeroporti di Roma, dell'Enac, della Asl competente e del Ministro dei Trasporti Delrio.
Per questo non ci fermeremo e andremo a fondo nella questione: se qualcuno ha sbagliato dovrà pagarne le conseguenze, politiche, ma anche penali ed economiche.
In allegato riportiamo il documento dell'Istituto Superiore della Sanità che molti non sanno o non vogliono leggere in modo corretto. Più che interessante e da leggere attentamente è l'ultima pagina, quella che contiene le conclusioni.
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