Il trasporto pubblico locale è veicolo di contagio. USB: mobilitarsi per la messa in sicurezza e il potenziamento

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In tutte le città italiane si continua a evitare di mettere mano in modo serio alla penosa e pericolosa situazione dei mezzi pubblici che, puntualmente, tornano a rappresentare il principale nodo di trasmissione della pandemia.

Gli studenti e gli addetti alle attività scolastiche di ogni ordine e grado, sono i primi a farne le spese, costretti alla didattica a distanza, a turnazioni disordinate, a provvedimenti inconcludenti e inefficaci; il tutto perché non si vuole ammettere che la mobilità cittadina non è in grado di garantire il necessario livello di sicurezza.

Così un servizio pubblico essenziale, quello del TPL, continua ad assorbire enormi quantità di denaro pubblico senza garantire un servizio decente e sicuro. In barba alle foto e ai video che inondato i social e il web, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli continua a spergiurare che il servizio è efficiente e che i mezzi camminano praticamente vuoti anche nelle ore di punta.

Peccato che la ministra pensi solo a confrontarsi con le associazioni datoriali del settore, evitando di “prendere il bus” e farsi un giro nelle principali città per assaggiare di persona cosa voglia dire stare mezz’ora accalcati su un bus o in un vagone della metropolitana, con esponenziale moltiplicazione delle probabilità di contagio. Se infatti sul mezzo c’è un “positivo” che non indossa o indossa male la mascherina, il virus sarà comodamente trasportato nelle case, nelle scuole, nelle fabbriche e negli uffici. Davanti alla banalità dei fatti, la ministra preferisce però perdersi tra le carte all’affannosa ricerca di studi scientifici a sostegno della sua colpevole inerzia.

Arrivando ad affermare che “il rischio di infettarsi sui mezzi pubblici non è ancora stato studiato a fondo”. Si decide perciò di introdurre il limite al 50% della capienza dei mezzi; poco importa se non siano previste né figure di controllo, né sanzioni. Si arriva a promettere la presenza della Protezione civile alle fermate dei bus per contingentare l’accesso e/o provvedere a far arrivare un mezzo aggiuntivo “entro 4 minuti”.

Non ci domandiamo nemmeno in quale città viva la ministra, né che tipo di rapporto abbia con la realtà, perché è evidente che sta annaspando per sfuggire alle sue gravi responsabilità per un servizio pubblico essenziale abbandonato a se stesso, per giunta divoratore di denaro pubblico, che garantisce profumati profitti a una miriade di aziende private, appaltatrici e/o sub appaltatrici intenzionate solo a fare cassa.

Non possiamo più permettere che le annose carenze di un sistema incapace di tutelare i lavoratori e la collettività siano sanate a colpi di provvedimenti emergenziali, rimandando alle calende greche la soluzione dei problemi.

Non possiamo più sottostare alle puerili imposizioni delle associazioni datoriali, dotate di grandi capacità quando si tratta di intercettare i finanziamenti pubblici ma di scarse o nulle competenze nella gestione e nella garanzia dei servizi essenziali.

È necessario tornare a mobilitarsi per un piano di messa in sicurezza e potenziamento dei servizi pubblici essenziali, quelli che servono a tutti, quelli che devono diventare il cuore della gestione di questa drammatica fase oggi, e del suo superamento domani.

USB Lavoro Privato –Trasporto Pubblico Locale

7-1-2021