Meridiana, aveva ragione USB: la Cassazione dà ragione ai licenziati del 2016

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La notizia della prima sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che conferma le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori ex Meridiana Fly contro i loro licenziamenti comminati con l’accordo quadro del giugno 2016, ottenute grazie al ricorso presentato dall' avvocato Andrea Bordone, in attesa dei restanti e di quelli presentati dall'avvocato Galleano, avvia verso la giusta conclusione una delle peggiori vicende industriali di questo Paese.

Anche la Suprema Corte fissa in modo ormai definitivo le nostre ragioni rispetto al dualismo aziendale, portate avanti purtroppo in grande solitudine. Ma non ci può essere nessuna esultanza quando il presente è rappresentato dalle macerie di quella che un tempo era la seconda compagnia aerea di un Paese, distrutta dall’imperizia e da accordi sbagliati basati su licenziamenti che ormai sono definiti dalla stessa giustizia come ingiusti.

Le uniche soddisfazioni sono che questa sentenza può davvero aiutare i lavoratori nel presente e nel futuro; che l’esito di un iter giudiziario travagliato, durato più di 5 anni, possa insegnare che spesso dietro l’arroganza e la saccenza di grandi manager si nasconde l’incompetenza se non la vera e propria frode; che spesso il Governo e le istituzioni riducono il loro ruolo a servitori di interessi finanziari che speculano sulla pelle dei cittadini che invece dovrebbero proteggere se non aiutare; che alcune organizzazioni Sindacali, spesso con storie e tradizioni centenarie, dovrebbero imparare a credere che non tutti gli accordi si debbono firmare e che alcuni princìpi sono difficili da difendere ma valgono la pena di essere tutelati fino alla fine.

Riteniamo che il sacrificio delle centinaia di dipendenti che hanno subìto il licenziamento ingiusto e hanno avuto la determinazione di impugnarlo serva come monito che nessuno è sopra la legge. In questo caso non lo è stato il Governo italiano, nello specifico il Mise, il Mit e il Ministero del Lavoro, così come non lo sono stati Qatar Airways e Alisarda incluso il fondo Akfed e i rispettivi manager che si sono ostinati ad andare avanti nonostante i nostri avvisi, in prima fila il signor Marco Rigotti.

Che possa insegnare agli stessi ex dipendenti Meridiana Fly e Air Italy che le divisioni create dalle aziende servono spesso a fotterli e mai ad aiutarli.

Il miglior utilizzo che possiamo fare di queste prime sentenze di Cassazione è che servano a convincere tutti i lavoratori che la fine di Meridiana Fly, poi Air Italy, non è dovuta a un meteorite o a uno tsunami, ma è opera di accordi sbagliati, di mancati controlli, dell’abulia delle istituzioni regionali, della permessività con la quale si è concesso a nani e ballerine di gestire un patrimonio industriale del nostro Paese.

Soprattutto deve servire a convincerci che lo Stato, a partire dal Ministero del Lavoro con il quale ci incontreremo a breve, deve ancora molto a tutti noi e che abbiamo ragione da vendere a non accettare di farci licenziare in silenzio come se tutto fosse ineludibile.

Non possiamo che riconoscere il lavoro svolto dall’avvocato Andrea Bordone e dal suo studio con il quale abbiamo imparato a collaborare, così come ringraziamo il nostro avvocato Sergio Galleano che ha preso le redini dopo la scomparsa di Alessandro Meloni, insieme al gruppo di collaboratori che ha permesso questo grande lavoro, a partire da Barbara Pili.

Alessandro, adesso puoi iniziare a riposare in pace, il lavoro da te iniziato sta finendo proprio come dicevi tu.

USB Trasporto Aereo

22 ottobre 2021