«Pendolini ad alto rischio» Vertice da Trenitalia
Oggi i sindacati a Firenze dopo la loro denuncia
di RITA BARTOLOMEI
BOLOGNA — IL GIALLO dei guasti ai Pendolini si potrebbe chiarire oggi a Firenze. I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza — otto ferrovieri, capitreno e macchinisti di mezza Italia, da Verona a Napoli — sono stati convocati da Gervasio Galiena, capo delle relazioni industriali di Trenitalia. Lunedì le Rls avevano scritto anche al ministro Alessandro Bianchi e ai vertici dell’azienda per comunicare una sorta di ‘sciopero bianco’. DOPO una serie di guasti — quattro su cinque sulla Direttissima Roma-Firenze, con i Pendolini lanciati ad alta velocità — i ferrovieri avevano raccomandato ai colleghi di rallentare. Per precauzione. Non superare i 160 chilometri all’ora con gli Etr 460, 480 e 485; non andare oltre i 140 con gli Etr 470. Troppi casi non ancora chiariti, è l’accusa delle Rls. Episodi «causati dalla rottura e dalla perdita di importanti parti meccaniche e da principi di incendi, anche in galleria». L’ULTIMO il 25 gennaio, vicino a Firenze. Dopo la denuncia — inviata anche alle procure di Roma, Firenze, Bologna e Orvieto — Trenitalia aveva fatto sapere di aver individuato e analizzato le cause all’origine degli «inconvenienti», e di aver «già intrapreso tutte le azioni correttive necessarie a garantire la circolazione in sicurezza». Parola chiave. Ma i ferrovieri aspettano ancora spiegazioni convincenti. «SONO PASSATE quasi due settimane dall’ultimo episodio ma non ci sentiamo affatto rassicurati, vogliamo capire cos’è successo e quali soluzioni ha deciso l’azienda», ragiona Roberto Santi, tra i firmatari di un esposto alla procura bolognese. Qualche giorno fa è stato sentito, con altri colleghi, anche dai magistrati di Orvieto che indagano sul guasto del 7 gennaio. Quando centinaia di viaggiatori di un Etr 485 si ritrovarono a piedi. MA PERCHÉ almeno quattro dei casi segnalati dagli Rls si sono concentrati sulla Roma-Firenze? «Quello è l’unico tratto, lungo, che consente di superare i 200 chilometri all’ora — è la ricostruzione di Santi —. Non può essere casuale. Perché sulla Roma-Napoli l’azienda non fa circolare i Pendolini. E sulla linea di Novara il percorso è breve. I motori, così, non vanno sotto sforzo. Saremo soddisfatti solo se Trenitalia ci dimostrerà che su quei Pendolini, che a quanto ci risulta sono una quarantina, sono stati fatti gli interventi necessari. Un Etr di quel tipo ha dodici motori». Alessandro Pellegatta, macchinista di Varese, rls e sindacalista del Cub, annota che «il comune denominatore di questi episodi è l’alta velocità. Per questo abbiamo chiesto ai colleghi di rallentare. Lo farei anch’io, anche se in questo periodo non mi è capitato di guidare un Pendolino. Sciopero bianco? No, non mi pare una definizione appropriata. Chiamiamola iniziativa di autotutela. Ci aspettiamo un chiarimento definitivo dall’incontro di Firenze. Vogliamo sapere nei dettagli cos’è successo e soprattutto quali precauzioni sono state prese. Cosa faremo se non saremo convinti? Lo valuteremo tutti insieme». Giuseppe Pinto, capotreno bolognese, s’aspetta di capire «quello che è stato chiesto all’azienda ormai molte settimane fa, notizie precise sull’origine di queste avarie, che per fortuna non hanno avuto conseguenze pesantissime». «NON È allarmismo — insiste— è la legge che mi dice di farlo. Abbiamo spedito la prima lettera il 13 gennaio, non abbiamo mai avuto risposta. Alcuni di questi treni erano al loro primo viaggio dopo la sostituzione dei motori per normale revisione. I motivi dei guasti possono essere tanti. Ce li devono spiegare».