Porti chiusi alle armi e aperti ai migranti: venerdì 25 presidio alla Prefettura di Genova
C’è un evidente rapporto tra il comportamento repressivo dello Stato italiano attraverso le Procure nei confronti delle ONG che soccorrono in mare i migranti e i profughi in fuga dalle guerre e dai regimi dittatoriali che negano i diritti civili e umani ai loro popoli, e quello nei confronti dei gruppi e dei sindacati che si oppongono alla produzione e ai traffici di armi verso i Paesi responsabili e teatro di quelle stesse guerre.
Lo slogan “PORTI CHIUSI ALLE ARMI E APERTI AI MIGRANTI” nella sua radicale chiarezza riassume un impegno comune di lotta permanente sui due fronti che non lascia adito a formule politiche di travisamento e di compromesso. Del resto nell’uno e nell’altro caso, è l’esistenza stessa di persone indifese e sfruttate che costituisce il bene materiale che viene difeso, prima che il valore ideale o morale della vita, per cui di fronte all’alternativa di vita o morte di individui, famiglie, gruppi, popoli interi, arrecata con strumenti micidiali in guerre per lo più civili per interessi di potere economico e geostrategico estranei alla coscienza dei popoli che le subiscono, non ci possono essere mediazioni accomodanti.
Per i volontari di Sea Watch è l’esperienza quotidiana nel Mediterraneo a metterli di fronte agli effetti tragici di questa realtà e vederli impegnati a salvare i naufraghi.
Per i portuali del CALP è l’esperienza quotidiana sul luogo di lavoro che li mette invece di fronte indirettamente a questa realtà, attraverso la movimentazione dei carichi armi e esplosivi che dai luoghi di produzione vengono trasportati nei luoghi del loro impiego. In entrambi i casi, l’obiettivo non è astratto ma assolutamente pratico: la salvezza delle persone e la rimozione delle cause alla base dei processi migratori e di fuga disperata dai propri Paesi vittime della guerra o della violazione dei diritti.
A Catania Sea Watch è indagata per associazione a delinquere. A Genova CALP è indagato per associazione a delinquere. Si tratta di un reato per cui la colpa è solo quella di essere associati, ossia di essere un gruppo che agisce collettivamente indipendentemente dall'avere o meno compiuto dei delitti. Eppure in entrambi i casi la rispettiva lotta è basata sul richiamo a una legge della Repubblica, quella del soccorso in mare e quella del bando dei traffici di armi verso paesi che violano i diritti. Ma proprio per svincolarsi dalla contraddizione della legge, le Procure attaccano il carattere associativo delle lotte, ossia la sua coscienza e la sua azione collettiva che ne costituisce un evidente valore costitutivo e ne restituisce il senso politico e sociale.
Per questo come Unione Sindacale di Base invitiamo tutti i nostri iscritti a partecipare al presidio alla Prefettura di Genova in Largo Eros Lanfranco 1 alle ore 16:30 di venerdì 25 giugno.
USB Lavoro Privato – Coordinamento Provinciale di Genova
Genova, 22 giugno 2021