Scopelliti e Orsomarso due pinocchi dei nostri tempi

Cosenza -

La risposta del Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Aurelio Misiti all’interrogazione proposta dal On. Tassone del 06 di ottobre u.s., fa chiarezza in merito alle gravissime responsabilità di sostanza della Regione Calabria sulla crisi delle Ferrovie della Calabria.

 

Finalmente il Governo nazionale ha sciolto il dubbio smascherando questi maldestri pinocchi..

 

A questo punto sono chiarissime le inadempienze e le inadeguate scelte politiche della Giunta regionale che hanno dato il via alla crisi finanziaria delle Ferrovie della Calabria a differenza di quanto sostenuto dal Consigliere delegato ai Trasporti On. Orsomarso, ma anche dal Presidente della Giunta On. Scopelliti e dal suo Assessore al Bilancio On. Mancini.

 

Pinocchi dei nostri tempi clamorosamente smentiti dalla loro stessa parte politica.

Il Sottosegretario Misiti pur omettendo di precisare che il manager Dott. Ricozzi è stato nominato dal Ministro Matteoli, con riferimenti espliciti conferma che la crisi delle FdC è da imputare anche a una gestione “inadeguata” precisando che chi deve garantire l’adeguamento dei corrispettivi derivanti dall’Accordo di programma del 2000 è la Regione Calabria che deve anche sanare inoltre, i crediti vantati dalle FdC avendo già avuto trasferite le risorse.

 

Non ha pagato quindi, il voler dimostrare a tutti i costi, con un’assillante presenza sui media del Consigliere delegato Orsomarso, che la crisi delle FdC è imputabile ad alcuni fattori quali: il familismo e le clientele, il rispetto dei contratti di secondo livello, le leggi e la tutela del salario delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

Tutto è dovuto invece alla arrogante e presuntuosa posizione di non voler riconoscere il dovuto alle FdC allo scopo di costruire una crisi industriale con conseguente svendita dei servizi automobilistici.

In sostanza è arrivata la conferma a quanto da noi sostenuto: Nell’articolata risposta all’interrogante, il Governo testualmente risponde: devo evidenziare che detta società vanta, a fronte dei servizi di trasporto pubblico ferroviario eserciti sino all'esercizio 2010, un credito non riscosso, nei confronti della regione Calabria, di circa 86 milioni di euro. È vero che l'azionista è lo Stato, ma questa società fa servizio per la regione Calabria la quale deve, alla società medesima, 86 milioni di euro. Questo per ciò che riguarda i crediti vantati da FdC fino al 2007.

 

Lo stesso Governo ha definito un “erroneo assunto” la pretesa della Regione Calabria che a rimettere le risorse per adeguare i corrispettivi, ovvero ad adeguare il fabbisogno aziendale a copertura dei maggiori costi del servizio dovuti all’inflazione, sia il Governo nazionale addossando quindi, la responsabilità di un eventuale default delle Ferrovie della Calabria alla Regione Calabria.

 

Un inaccettabile gioco delle parti che sta per portare al collasso l’azienda.

Così come è inaccettabile il suggerimento del Governo, per addivenire all’equilibrio del bilancio, di tagliare i servizi a basso contenuto di traffico che non raggiungono il parametro 35% costi/ricavi.

 

La conseguenza sarebbe la perdita di centinaia di posti di lavoro.

A pagare i disastri della finanza non devono essere i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori.

 

Il Trasporto pubblico è un bene essenziale, oltre a un diritto, che deve essere riconosciuto a prescindere dai parametri di produttività e dalle logiche del mercato, così come i cittadini hanno confermato nei recenti referendum riguardanti i servizi pubblici..

 

Non si può negare la mobilità a migliaia di cittadini, nella maggior parte studenti, lavoratori e classi meno abbienti, che non hanno alternative ai servizi pubblici come quelli che storicamente offrono le Ferrovie della Calabria, per recuperare risorse destinandole ad avvenimenti come ad es: il concorso di miss Italia.

 

Lottiamo per mandare via questo Governo nazionale e la Giunta Scopelliti che vogliono togliere il futuro ai giovani, che vogliono comprimere i diritti e trasformare i beni comuni in merci.