Semafori, protesta degli autisti dell'Apt
La preoccupazione dei conducenti dei bus è anche quella di perdere punti della patente. Delegazione di Rifondazione ricevuta dal prefetto
Zotti (Rdb): «Tempi di frenata esigui. Corriamo il rischio di far cadere i passeggeri»
di Francesco Fain
Trieste - «Non possiamo permetterci di mettere a repentaglio le nostre patenti di guida in questa maniera. Ci servono per il nostro lavoro: se ci vengono tolte, siamo costretti a rimanere a casa. Questo determina un patema d’animo tale che, a volte, siamo costretti ad effettuare frenate alla comparsa del giallo che possono mettere a repentaglio la sicurezza dei trasportati».
Franco Zotti è consigliere comunale della lista civica. Ma è anche autista dell’Azienda provinciale trasporto (Apt), oltre ad essere rappresentante sindacale di Rdb.
CASO-BUS. Già nell’ultima seduta del Consiglio comunale aveva manifestato la preoccupazione della categoria per la pioggia di multe ai semafori: concetti che riprende oggi. «La mia patente è sacra: se dovesse essermi tolta avrei conseguenze immediate sul lavoro. Questa mia affermazione - spiega Zotti - è condivisa da molti miei colleghi che hanno ormai la ’paranoia da semaforo’. Mi è capitato qualche volta di effettuare delle brusche frenate all’arrivo del giallo: visto che molte persone viaggiano in piedi, non vorrei capitasse che qualche utente anziano cadesse a causa della frenata. E se si rompe il femore, chi paga?» Secondo Zotti, ci sono pertanto due problemi: uno legato alla sicurezza degli utenti, l’altro concernente la salvaguardia delle patenti di guida. «Si dovrebbe prevedere - la sua richiesta - una maggiore flessibilità e tolleranza nei confronti di chi, con la patente, ci lavora». Il Comune, in un certo senso, la sua parte l’ha fatta non prevedendo telecamere all’uscita dal Centro intermodale passeggeri (Cip) ovvero dalla stazione ferroviaria dove circolano bus e corriere di continuo.
RIFONDAZIONE. Nel frattempo, i consiglieri comunali di Rifondazione comunista Livio Bianchini e Marijan Sosol hanno incontrato l’altro pomeriggio il prefetto Roberto De Lorenzo. «È stato un incontro molto positivo in cui abbiamo riscontrato la grande disponibilità della Prefettura su questo problema - premette Bianchini -. Non abbiamo assolutamente chiesto a De Lorenzo sanatorie o condono perché siamo contrari a questo tipo di proposte. Semmai, abbiamo chiesto ai suoi uffici di mettersi in contatto con il ministero dei Trasporti per fare una verifica sulla legittimità dell’autorizzazione all’uso delle fotocamere sottoscritta dal governo Berlusconi nel novembre del 2005. Non solo: abbiamo auspicato un più tempestivo invio delle comunicazioni dell’avvenuta infrazione: non si possono recapitarle ai trasgressori tre mesi dopo il presunto passaggio con il rosso perché gli interessati, nel frattempo, si sono ormai dimenticato e hanno difficoltà a ricostruire quei momenti che gli costano 143 euro di multa e sei punti di decurtazione sulla patente».
SOCIALE. Ma la cosa che più è piaciuta ai due consiglieri comunali di Rifondazione comunista è il «riconoscimento da parte del prefetto De Lorenzo che questo sta diventando un problema di natura sociale. Quest’attenzione della Prefettura ci è piaciuta molto: le multe possono diventare un problema serio per molte famiglie isontine che fanno i conti con stipendi e pensioni da fame».