TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: CONTINUA LA VELOCE MARCIA VERSO LA PRIVATIZZAZIONE
questa mattina alla Camera dei Deputati si discute della cancellazione del regio decreto 8 gennaio 1931, n. 148
Questo passaggio parlamentare – promosso dal Governo Gentiloni – ha l'obiettivo di rendere applicabili le nuove Norme sul “mercato del lavoro” (a partire dal Jobs act) anche nel settore autoferro.
Per riuscire a liberalizzare e privatizzare in modo selvaggio il servizio di trasporto pubblico locale, i politici “nostrani” avevano trovato un solo ostacolo... il R.D. 148/31.
Un antico ma attuale Decreto, amato e odiato ...sicuramente molto discusso; nonostante tutto, una norma che fino ad ora ha arginato le pesanti ricadute delle sempre più aggressive politiche sul mondo del lavoro.
La forte volontà del governo Renzi/Gentiloni di accelerare il progetto di una privatizzazione del Trasporto Pubblico Locale su scala nazionale mira a movimentare un enorme quantità di denaro pubblico verso i gestori privati già pronti a moltiplicare propri utili di bilancio aumentando il carico di lavoro e riducendo gli stipendi.
Non è certo un caso che in tutta la Penisola le Ferrovie “dello Stato”continuano ad aggiudicarsi milioni e milioni di km in tutte le più importanti Regioni del paese attraverso la propria Società controllata Bus Italia...che continua a tagliare servizio per gli utenti e salari ai lavoratori.
Con la conversione in legge del D.L. n. 50 del 24 aprile 2017 (manovra correttiva), recante “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”...
È SPUNTATA LA SORPRESA:
L’emendamento, presentato dalla deputata Stefania Covello (Pd), è stato licenziato sabato 27 maggio dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ed ora è parte integrante della manovra correttiva.
“Il regio decreto 8 gennaio 1931, n. 148 – recita l’atto –, e la legge 22 settembre 1960, n. 1054, sono abrogati, fatta salva la loro applicazione fino al primo rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di settore e, comunque, non oltre un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto”.
Il governo sta quindi tentando ora di riottenere quello che la sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 aveva di fatto impedito dichiarando parzialmente incostituzionale la riforma della pubblica amministrazione targata Madia.
L'’Unione Sindacale di Base, convinta degli effetti devastanti di questa ulteriore iniziativa governativa, invita tutte le strutture aziendali alla massima mobilitazione;
sarà solo la determinazione dei lavoratori tutti ad impedire che a pagare le manovre speculative siano sempre gli utenti e i lavoratori mentre i soliti padroni e padroncini continuano a depredare denaro pubblico.