Una deriva preoccupante!!!

Occorre organizzare sul territorio una presenza sindacale capillare che sia tra i lavoratori e con i lavoratori, ai ferrovieri non servono sindacati e sindacalisti fantasmi ma strutture di persone che ragionino con loro sulle prospettive di rilancio dell’azione sindacale

Roma -

La politica perpetrata da RFI nell’ambito della DTP Roma è sotto gli occhi di tutti: sono riusciti in meno di 5 anni a ridurre del 25% il personale dipendente, oltre 250 ferrovieri non sono inquadrati nel giusto profilo professionale spettante secondo l’organizzazione del lavoro prevista, molti impianti di produzione lavorano oramai secondo le esigenze aziendali fuori dalle loro giurisdizioni, i nastri lavorativi sono diventati incontrollabili determinando addirittura un orario di lavoro settimanale di oltre 44 ore che certo non è compatibile con la riduzione di personale, le relazioni industriali sono un sogno e la società discute di quello che gli è più congeniale disattendendo sistematicamente gli impegni sottoscritti.

I rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali Regionali sono diventati oramai notai delle scelte aziendali, senza capacità di interferire minimamente con la determinazione datoriale su temi che oltretutto avrebbero una forte attenzione da parte dei lavoratori che in tanti ancora si sentono appartenenti ad un settore di proprietà pubblica e di pubblica utilità. Le continue disaffezioni che le OO.SS. incassano e la modesta rappresentatività che hanno tuttavia non li induce a cambiare posizione per ritornare tra i lavoratori e riconquistare insieme il terreno perduto per dare la giusta visibilità ad un settore strategico per FS.

Le assemblee che abbiamo deciso di svolgere come RSU in un primo momento hanno avuto un ostacolo inaspettato: le stesse OO.SS. regionali. Al momento sembra, visto anche il diritto contenuto nello Statuto dei Lavoratori, che la facoltà di indire assemblea sia tornata nella nostra (delle RSU) disponibilità dopo che in varie occasioni ci era stata maldestramente sottratta; ma purtroppo persiste il silenzio assordante delle OO.SS..

Il contatto con i lavoratori sta dimostrando quello che temevamo: un deserto sindacale che genera forte preoccupazione con un abbandono impressionante dei lavoratori da parte di chi li dovrebbe rappresentare. Ciò richiederebbe uno sforzo di presenza eccezionale che questi rappresentanti sindacali sembra non vogliano intraprendere, viste le enormi lacune sindacali che si registrano sui tavoli di trattativa e la malcelata volontà di estromettere la RSU della discussione con la società che certo predilige incontri esclusivi con le OO.SS. “di buona volontà” relegando di fatto le RSU fuori il sistema delle relazioni industriali.

Il Direttore della DTP di Roma subito dopo il suo insediamento, nel 2008, fece degli incontri con il personale dove ebbe a dire che lui stesso si sentiva “il sindacalista di tutti” e che le questioni si sarebbero risolte con il suo operato in quanto egli stesso avrebbe pensato a tutti; tutto vero!!! è riuscito in 3 anni ha raggiungere obbiettivi di efficienza ragguardevoli distruggendo quel tessuto sindacale già in difficoltà, utilizzando la forza lavoro a suo piacimento, contravvenendo alle più elementari norme contrattuali: sicuramente un buon manager (cosa di cui sicuramente l’azionista dovrà prendere atto) ma un pessimo sindacalista: ma del resto lui risponde all’Amministratore Delegato e non ai lavoratori.

Occorre quindi organizzare sul territorio una presenza sindacale capillare che sia tra i lavoratori e con i lavoratori, ai ferrovieri non servono sindacati e sindacalisti fantasmi ma strutture di persone che ragionino con loro sulle prospettive di rilancio dell’azione sindacale, il cosiddetto sistema “Marchionne” da noi è già a buon punto.

Roma lì 26.04.2011
RSU DTP Roma