Unilateralità societaria e autocrazia sindacale: manutenzione ferroviaria RFI, il 3 maggio sciopero nazionale e primo giorno di sciopero degli straordinari
Fa impressione il solo pensiero di poter attribuire certi sostantivi all’aggettivo “sindacale”; eppure si è fatta pesante la percezione tra le nostre fila e, ci pare, tra tutti i ferrovieri della manutenzione infrastrutture di RFI di qualcosa che sta andando parecchio storto nella rappresentanza degli interessi e delle tutele contrattuali di tutti i lavoratori del settore: manco a dirlo, per mano delle compagini sindacali firmatarie dell’accordo nazionale di settore del 10 gennaio scorso.
Quando diciamo compagini sindacali intendiamo l’intera filiera della rappresentanza burocraticamente titolata alla firma di quel catastrofico accordo e alla sua ratifica e applicazione nelle aziende territoriali di RFI (DOIT), ovvero di, Filt/CgilFit/CislUilTrasportiOrSaFerrovieUglferrovieFastferrovie, congiuntamente ai loro delegati nelle rappresentanze dei lavoratori (RSU/RLS): su questo filo del discorso riprenderemo un breve ragionamento più avanti.
Insomma si tratta di avere presente che dal 10 gennaio a oggi l’interezza dei lavoratori interessati sta esprimendo la più grande mobilitazione di settore che si ricordi dagli anni 70/80 a oggi, attivando una lotta che nel breve ha prodotto scioperi e livelli di autorganizzazione capaci di tenere realmente a bada la prima offensiva societaria per la messa a terra del piano di ultra flessibilità oraria “20/21”, sui territori.
Si tratta anche di avere presente che la tenuta a bada di detta offensiva è in parte (quella burocratica) presidiata dalla filiera della rappresentanza di cui sopra, il che riteniamo essere il punto debole del fronte di tenuta: per un motivo tecnico/buorocratico e uno politico.
L’uno perché finché l’accordo nazionale del 10 gennaio resterà validato, sui ferrovieri del settore incombe la valanga che sui territori può demolire il fragile argine presidiato dalle delegazioni dei firmatari (vedi Reggio Calabria, Cagliari, Genova e ora Venezia) e travolgere i paletti contrattuali che si stanno fin’ora difendendo con una certa graduazione della loro lotta;
l’altro ha a che fare proprio con l’indifferenza di queste compagini verso la grande mobilitazione dei ferrovieri, e con la messa in campo di un assetto di fatto ostile verso la partecipazione diretta e determinata dei lavoratori alla difesa dei loro interessi.
Lo si riscontra un po' ovunque attraverso “i ritorni di esperienza” che i lavoratori stessi si stanno scambiando, a livello nazionale, attraverso efficaci strutture comunicative di cui sono dotati, dalla cui analisi emerge un quadro raccapricciante di certi comportamenti anche altamente lesivi della dignità delle persone lavoratrici e più frequenti interlocuzioni degli stessi agenti sindacali firmatari, soprattutto verso i ferrovieri più giovani, basate su letture disfattiste e comprendenti ripetizioni acritiche di potenziali azioni ritorsive societarie verso chi sostiene la lotta.
Uno di questi esempi si è avuto ieri mattina a Mestre dove si è svolta l’assemblea dei lavoratori della DOIT Venezia, promossa dalle compagini firmatarie territoriali: ebbene questa assemblea è stata pesantemente blindata da un vero e proprio drappello di persone in funzione di servizio d’ordine contro molti dei ferrovieri che chiedevano la partecipazione di esponenti dell’ USB e dell’ANLM (la struttura di coordinamento dell’assemblea permanente dei lavoratori del settore) quali delegati dei promotori della mobilitazione e delle iniziative di agitazione in corso.
I momenti di tensione sono stati superati dall’intelligenza dei lavoratori interessati che hanno saputo comunque imporre uno spazio (fuori dalla sala) per l’intervento di dette delegazioni escluse dalla partecipazione in cui, da parte nostra, sono state riproposte le parole d’ordine per il fronte di lotta con
la pretesa di ritiro delle firme dal “10 gennaio” e la stipula immediata di accordi nazionali per l’indizione del rinnovo delle rappresentanze dei lavoratori, e rilanciata, in modo congiunto dalle due delegazioni, l’esortazione ai lavoratori a mantenere e sviluppare la mobilitazione contro l’attacco societario alle loro condizioni di lavoro e di vita, rivendicando diritto di parola sulla base delle indicazioni che stanno emergendo dal dibattito assembleare nel fronte della lotta in corso, inoltre il chiaro richiamo allo sciopero nazionale di settore del 3 maggio prossimo sulle cui modalità di azione chiuderemo a breve la discussione negli usuali ambiti di confronto.
Dunque un livello di ingaggio che esprime chiaramente la conflittualità aperta tra i lavoratori e le rappresentanze sindacali firmatarie e che si conferma con la notizia che nel pomeriggio di ieri le stesse compagini firmatarie veneziane hanno sottoscritto un verbale di accordo che sfonda la linea del mandato dei lavoratori interessati e concorda in bianco i criteri del 10 gennaio.
Torniamo brevemente alla filiera della rappresentanza e della rappresentatività delle compagini sindacali firmatarie, con una premessa: per noi gli accordi di Reggio Calabria, di Cagliari, di Genova e adesso di Venezia, non sono validi, perché firmati da delegazioni sindacali composte da RSU decadute a fine 2018, ai sensi dell’accordo interconfederale del 10 gennaio 2014 così come recepito nell’accordo di rinnovo delle rappresentanze nel gruppo FSI del 2015.
Seppure si volesse considerare la storica cattiva abitudine nelle aziende di RFI di non rinnovare alla scadenza naturale le RSU/RLS, evidenziamo che a fronte della portata normativa dei presenti accordi non è tollerabile, in termini anche tecnico/giuridici oltreché di democrazia sindacale, ritenerli regolarmente validati, soprattutto in presenza della attuale mobilitazione dei lavoratori interessati.
A questo aggiungiamo che lo stesso accordo nazionale del 10 gennaio è stato sottoscritto senza alcuna validazione del consenso degli stessi lavoratori che anzi hanno manifestato in ogni occasione la loro contrarietà preliminare a tale possibilità di accordo.
Dunque il quadro è chiaro:
USB da indicazione a tutti i ferrovieri del settore di compattarsi sulle parole d’ordine del ritiro delle firme dal 10 gennaio e del rinnovo immediato delle rappresentanze dei lavoratori, prima di riaprire ogni livello di contrattazione aziendale, valutando a supporto ogni possibilità di azione sindacale e giuridica.
A questo aggiungiamo il richiamo a attenersi alla gestione operativa della mobilitazione nei posti di lavoro, aderendo alle indicazioni per la richiesta di ordini ribaditi in riferimento a programmi di prestazioni non concordati (straordinarie, pomeridiane, sui giorni di riposo settimanale e di fuori servizio – domenica e sabato), attraverso la pratica degli M40, rispetto alla quale ci siamo già proposti referenti anche per i risvolti giuridici.
Comunichiamo inoltre di aver proclamato, a partire dal 3 e fino al 23 maggio ‘24, lo sciopero degli straordinari con cui fronteggiare l’abuso di questo strumento contrattuale da parte delle DOIT di RFI.
Nei prossimi giorni forniremo l’informativa sulla gestione di queste iniziative sindacali che riteniamo centrali per la conduzione della lotta in corso.
Oggi 25 aprile 2024, giornata di grande valore politico del nostro Paese, ribadiamo il profondo senso della parola Resistenza!
Il 3 maggio prossimo si sciopererà compatti contro l’attacco frontale alle nostre condizioni di lavoro e di vita; si sciopererà contro le logiche padronali contenute nell’accordo nazionale del 10 gennaio 2024 e contro tutti i loro agenti!
A questi agenti ci sentiamo di ribadire il concetto centrale della più alta sintesi politica di Patria:
Con i ferrovieri di tutta Italia alziamo una sola voce:
Ora e Sempre Resistenza!
Roma 25 aprile 2024