Actv, dal giudice i piloti che hanno corso troppo
Il sindacato contesta la decisione dell’azienda di impugnare le sanzioni: «Tutto all’insaputa dei lavoratori»
«Fino al maggio 2005 esisteva una sorta di patto non scritto tra il sindaco-commissario Costa e Actv per non multare i vaporetti per eccesso di velocità. Con l'elezione di Cacciari è cambiato tutto e in un anno ci sono state circa 180 contravvenzioni elevate ai piloti dei mezzi pubblici».
Lo denuncia Giampiero Antonini, rappresentante del sindacato Rdb-Cub Trasporti, al quale tocca anche raccontare una situazione paradossale. I vaporetti hanno un orario da rispettare, ma non lo possono fare rispettando i limiti fissati dal commissario al traffico acqueo. Perciò a volte corrono un po' di più. Il fatto è che lo scorso anno un numero variabile tra 150 e 180 battelli erano stati sanzionati perché viaggiavano a velocità eccessiva e quindi costituendo pericolo alla navigazione. Quelle multe, comminate tramite i vigili dal Comune, azionista di maggioranza di Actv, non sono mai state pagate perché l'azienda ha presentato ricorso contro il suo azionista. Il problema, secondo i sindacati, è che la decisione di non pagare è stata presa senza consultare i lavoratori e questi (nella fattispecie i piloti di motoscafi e vaporetti) si trovano indagati per la violazione dell'articolo 1231 del codice della navigazione (pericolo alla navigazione).
«Innanzitutto - sostiene il sindacato autonomo - l'azienda non ha informato i piloti interessati dai provvedimenti della sua volontà di fare ricorso, con la conseguenza che ai lavoratori stanno giungendo le lettere della Procura della repubblica. In secondo luogo si pone il problema della velocità dei mezzi, del rispetto dei limiti e dei tempi di percorrenza che devono essere rispettati. È il classico cane che si morde la coda».
Un altro problema recentemente sollevato riguarda l'ordine di servizio dell'Actv in cui si vieta al marinaio di stazionare nella cabina di comando.
«Questa decisione è nata su proposta dell'assessore Salvadori che vuole mandare i marinai a controllare i passeggeri - commenta Antonini - e poi ripresa dal direttore Fontanella. Peccato che quando fa comodo si lodano i marinai che hanno consentito il recupero dell'evasione tariffaria, mentre ora li si vuole punire dimenticandosi della loro sicurezza, dei sempre più frequenti episodi di aggressione da parte di utenti poco "urbani". Non si comprende perché i dipendenti, dopo aver svolto il loro compito (manovre di imbarco e sbarco, controllo dei biglietti e verifica che tutto sia regolare) non possano accedere nei locali timoneria. Per questo si adduce la necessità di assicurare la massima concentrazione del preposto al comando durante l'attività di conduzione del mezzo nonché di migliorare le condizioni di sicurezza».