Alberto e Daniel, morti trasportando i migranti di Lampedusa dalla Sicilia al Piemonte. No alle frettolose teorie sull’errore umano, introdurre il reato di omicidio sul lavoro

Roma -

Sono passate poche ore dall’intervento USB che lancia lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale per il 29 settembre. Uno sciopero che mette al centro soprattutto la questione della sicurezza sul lavoro, evidenziando la necessità di una legge che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro nel codice penale.

Sono passate poche ore e torniamo a leggere di nuovi lutti. È successo nella notte a Fiano Romano dove un bus ed un tir si sono scontrati frontalmente, uno scontro che ha provocato la morte di entrambi i conducenti del pullman della Patti Tour: Alberto Vella, 34 anni, e Daniel Giudice, 32 anni, tutti e due di Favara (AG). Daniel aveva lasciato da poco il posto di tranviere in Lombardia per tornare nella sua terra, e questo era uno dei suoi primi viaggi. Stavano trasportando un gruppo di migranti, sbarcati a Lampedusa, da Porto Empedocle verso una destinazione in Piemonte, in virtù dell’appalto che Patti Tour ha in essere con la prefettura di Agrigento.

Prefettura e stampa si danno un gran da fare nel difendere le aziende che si appellano al consueto errore umano, magari per stanchezza, evitando così di dare la giusta definizione a questi nuovi lutti: sono e rimangono omicidi sul lavoro!

Lo sono perché non è sufficiente asserire che “gli autisti avevano rispettato i regimi di riposo e pausa previsti dalla legislazione, perché vanno verificati i carichi di lavoro anche dei giorni precedenti, i dischi tachigrafi e i reali riposi e pause, le condizioni dei mezzi… eppure tutto sembra cancellare in modo fulmineo, con un colpo di spugna a garantire che non ci sono altre responsabilità che quella di chi era in guida. Questa la sintesi della prefettura, che con i rottami ancora fumanti afferma “La causa dell'incidente può essere stata anche stanchezza, ma certamente non addebitabile ad un errore della ditta o ad un nostro trattenimento eccessivo”.

Troppo facile, troppo scontato; non può bastarci, non deve bastarci! Quanto sangue deve scorrere per comprendere che gli attuali strumenti non bastano a fermare la sequela di morti sul lavoro?

Ribadiamo con forza che bisogna introdurre un reato specifico nella legislazione: il reato di omicidio sul lavoro. Politica ed aziende, sulla sicurezza non fanno nulla. Per questi motivi, USB e Rete Iside, hanno lanciato la campagna di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare che istituisce questo reato.

Mettiamo il Parlamento italiano di fronte alle proprie gravi responsabilità.

 

USB Lavoro Privato, coordinamento nazionale settore TPL