Alitalia, USB: da eterno problema a grande opportunità
Negli ultimi giorni si sono rincorse svariate dichiarazioni su Alitalia da parte di esponenti del Governo, con accenni alla volontà di rivedere il bando di vendita e di tracciare un profondo cambio di rotta per la compagnia. Ci siamo astenuti dal commentare anche perché il rinvio dell’avvio del confronto con le parti sociali a “settembre – ottobre” (Toninelli dixit), appare motivato dalla necessità di disporre di tutte le informazioni necessarie e con l’obiettivo di preparare un progetto definito.
E’ indubbiamente positivo che finalmente si cominci a parlare di Alitalia nel modo giusto dopo tanti anni di nefasti errori della politica, ma il contesto rimane tuttora incerto e confuso, non aiuta neanche il rinvio del confronto. Non solo perché è difficile dover fare tutte le volte l'esegesi delle dichiarazioni stampa del ministro di turno, ma anche perché può essere l’occasione per fornire spunti di riflessione, tanto più se provengono da sigle sindacali che da anni si scontrano con le cattive gestioni di Alitalia e lo stato disastroso dell’intero settore. Allora proviamo noi a sintetizzare alcune riflessioni su una materia tanto complessa e importante:
1) Occorre la massima chiarezza sull’assetto industriale
Il 51% “italiano” può essere una soluzione solo se supportato dall’intervento diretto da parte dello Stato o di aziende a esso direttamente collegate, altrimenti saremmo di fronte alla fotocopia dell’editto berlusconiano del 2008 o alla presa da parte di Etihad del 2014.
La questione nazionalizzazione non è una questione ideologica: continuiamo a far molta fatica a pensare a un partner industriale che assuma il 49% per il rilancio di una azienda strategica per il nostro Paese, mettendola in grado di recuperare quote di mercato a scapito, appunto, dei nostri competitori.
2) NewCo all’orizzonte? Le tutele dell'articolo 2112 non si toccano!
Appare probabile che il superamento dell’Amministrazione Straordinaria avvenga attraverso la costituzione di una NewCo. In questo caso, non può essere messo in discussione l'applicazione al personale delle tutele previste dall’articolo 2112 del Codice Civile (esiste una sentenza europea del 2009 e un poderoso contenzioso legale sulla materia rispetto le precedenti nefaste esperienze)
3) Togliere Alitalia dalla spirale del ridimensionamento
Il ridimensionamento è stata la vera malattia di Alitalia; quindi qualsiasi progetto che si stia valutando non può prescindere dal far uscire Alitalia dalla quella spirale perversa. Il tema di Alitalia non riguarda più solo come evitare ulteriori spezzatini dannosi, piuttosto come aumentare i volumi di traffico e recuperare le direttrici e le attività perdute e/o esternalizzate. Solo una compagnia più grande può riprendersi il mercato e i ricavi lasciati alla concorrenza, tornando competitiva.
4) Occupazione, contratti salari e diritti
I lavoratori Alitalia rigettarono massicciamente il pre-accordo dell’aprile 2017 perché si trattava dell'ennesimo piano industriale poco credibile nonché basato sulle “lacrime e sangue” dei dipendenti, l'identico metodo fallimentare dei precedenti. Sono quindi gli stessi lavoratori Alitalia che non debbono e non vogliono sentire parlare di un futuro fatto nuovamente di altri esuberi, di altri tagli salariali e di altra precarietà. Siamo sicuri che questi concetti siano molto chiari ma “repetita juvant”.
5) Senza riforma del trasporto aereo si rischia un buco nell'acqua
L'infinita crisi di Alitalia è legata a doppio filo a quella dell'intero sistema del trasporto aereo mortificato da una deregulation selvaggia, da una competizione sleale, dalla mancanza un sistema di regole uniche e dal deficit di controllo politico e istituzionale che ha penalizzato gli operatori più virtuosi.
L'interesse dei lavoratori Alitalia e comune a quello di altre decine di migliaia di lavoratori (tra naviganti, tecnici, addetti di scalo, operai, impiegati, controllori, etc..) di un settore che è passato in 10 anni da 134 a 171 milioni di passeggeri ma depredato da anni.
La sfida che tutti gli attori hanno davanti è quella di trasformare l'eterno problema di Alitalia in una grande opportunità non solo per i suoi dipendenti ma per tutto il Paese.
Non può essere più una questione trattata in base a quanto costa (o è costata..) Alitalia, ma dell'investimento necessario per riprendersi un mercato e del ritorno per l'Italia in termini di accessibilità al nostro Paese per il turismo e gli affari, che si calcolano in miliardi di introiti anche fiscali.
E' una questione di investimenti e di capacità manageriali, ma anche di una nuova cultura politica che rimetta la centro gli interessi generali piuttosto che quelli specifici di gruppi di potere.
Non si tratta di un'impresa facile, ma certamente è un'impresa possibile basta avere il coraggio di farla.
Se siamo qui è perché nell'aprile 2017 i lavoratori Alitalia ci hanno creduto assumendosi un'enorme responsabilità, e tuttora ci credono;
Adesso tocca alla classe politica essere all'altezza di questa sfida.
Unione Sindacale di Base – Trasporto Aereo