Autoproduzione nei porti italiani, USB chiede un incontro urgente con il ministro Salvini. Il 2 dicembre sciopero generale

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Alcuni mesi fa, il coordinamento nazionale USB Porti denunciava diversi casi di autoproduzione su navi della Grimaldi e GNV in alcuni porti Italiani. In questo modo, l’armatore di turno, ricava il massimo guadagno in barba alla sicurezza (soprattutto dei lavoratori marittimi che avranno carichi di lavoro ancor più insostenibili) e alle leggi vigenti.

Ciclicamente assistiamo a tentativi di “sdoganare” questo sistema che rischia di dare il colpo di grazia ad un settore che ha già subito numerosi attacchi negli ultimi anni, attraverso il processo di liberalizzazione e privatizzazione iniziato con i Decreti Prandini e proseguito con la L. 84/94. Un sistema da applicare, evidentemente, solo all’organizzazione del lavoro ma che non vale per grandi terminalisti ed armatori che, con l’approvazione del DL concorrenza da parte del Governo Draghi, hanno ottenuto l’abrogazione del divieto di cumulo delle concessioni portuali.

Non è un mistero che il neoministro Salvini sia assolutamente a favore dell’autoproduzione. Era il luglio 2020 quando, durante la due giorni di “Alis” si scagliò contro i lavoratori portuali e i sindacati: “Se oggi una nave vuole sbarcare merci deve dipendere dai portuali e non può farlo con le sue risorse. Viva la liberalizzazione!”

Per questi motivi, dopo il recente incontro tra la dirigenza nazionale USB e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il coordinamento di settore Mare e Porti ha richiesto un incontro urgente con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini.

In questo contesto la nostra organizzazione sindacale insieme ad altri soggetti del sindacalismo conflittuale ha proclamato uno sciopero generale per il 2 dicembre. La piattaforma parte dalla questione salariale e del carovita, strettamente legata alla guerra e alle spese militari, fino ad arrivare al tema della sicurezza e delle morti sul lavoro con la necessità di introdurre, nel nostro paese, una legge che introduca il reato di omicidio sul lavoro.

È ormai evidente che sulle tematiche economiche (e in tema di privatizzazioni e liberalizzazioni) il Governo Meloni sia posizionato in totale continuità con il precedente Governo Draghi. A fronte di ciò crediamo sia necessaria una risposta, da subito, determinata e chiara da parte dei lavoratori portuali italiani.

Giù le mani dai portuali! Abbassare le armi, alzare i salari! Basta omicidi sul lavoro!

Coordinamento nazionale USB Mare e Porti