Call-Center Alitalia
PRIMA L’ESTERNALIZZAZIONE AD ALICOS
POI LA DELOCALIZZAZIONE
A MAGDEBURGO, A BUENOS AIRES, A DELHI
CRONACA DI UNA STORIA DI DE-INDUSTRIALIZZAZIONE…ITALIANA
L’Alitalia dopo aver ceduto, circa 6 anni fa, nel silenzio-assenso di cgilcisluil (…per non dire con il loro consenso!) gran parte delle attività del Call-Center AZ ad Alicos (60% Gruppo Cos, 40% Alitalia), oggi sembra scoprire i vantaggi della de-localizzazione e si appresta a trasferire in Germania dell’Est, in Argentina e perfino in India gran parte di quel servizio di prenotazioni, già a suo tempo trasferito a Palermo (vedi articolo del Manifesto del 14-3-06), una specie di pre-de-localizzazione!
Stavolta il pretesto di Alitalia è di servire i mercati stranieri con servizi più adeguati alle esigenze della clientela: un pretesto analogo a quello che utilizzò la Compagnia (…allora di Bandiera!) quando avviò dapprima il trasferimento ad Atesia dei “picchi di traffico” domestico, poi la quasi totalità del servizio ad Alicos, conservando solo la gestione dei passeggeri particolari (frequent flyers, freccia alata, millemiglia, ecc.).
Il reale obiettivo aziendale è quello di sempre: con la de-localizzazione del servizio di call-center si conferma la politica azzardata e avventurosa da tempo intrapresa in nome del risparmio ma capace solo di produrre disservizi per la clientela e… licenziamenti per i lavoratori.
Per ora Alicos, la società partecipata al 40% dall’Alitalia, sembra intenzionata a riassorbire le prime eccedenze di personale determinate dalla de-localizzazione, ma già batte cassa: in cambio l’azienda siciliana pretende l’applicazione del contratto delle telecomunicazioni al posto di quello assaereo (…fratello povero del C.C.N.L. del personale di terra Alitalia).
Quale futuro aspetta gli 800 lavoratori di Alicos ? Si vedrà…
Non è certo una bella prospettiva per chi lavora nell’azienda palermitana, nata con i sussidi dello Stato e con la promessa non mantenuta di occupare quasi il doppio degli attuali lavoratori: nonostante i bassissimi costi del personale e l’enorme abuso di precarietà (500 dipendenti e 300 co.co.pro.) i lavoratori di Alicos si trovano a far i conti con la minaccia della perdita della sua più importante commessa, quella appunto di Alitalia (il 57% di attività di Alicos è svolto per Alitalia!).
Ancora una volta quindi si dimostra nei fatti l’evidente fallimento delle politiche sindacali di cgilcisluil che, in nome di un falso e ipocrita modernismo, hanno avallato (…e perseverano nel farlo!) oltre alle privatizzazioni anche lo smembramento, le esternalizzazioni delle attività, le societarizzazioni e tutto quell’armamentario di interventi sull’assetto societario della Compagnia che oggi rivela a tutti il suo carico di rischio e di minaccia per i lavoratori.
In nome di una costante e continua “vittoria dei lavoratori” (sic!) Cgil-Cisl-Uil hanno ripetutamente giustificato e avallato (firmando contratti, accordi a perdere, piani industriali, ecc.) il taglio del costo del lavoro, la frammentazione delle attività, il riassetto societario, fino mettere a repentaglio il futuro dei lavoratori, perdendo completamente il controllo sulle decisioni del management.
La de-localizzazione delle attività di call-center ne è un evidente esempio che sarà presto seguito da ulteriori scelte scellerate: la societarizzazione dell’informatica, del Cargo, dell’amministrazione, della restante attività di call-center e la loro cessione a privati assieme ad Alitalia Airport.
E’ ORA CHE I LAVORATORI RESPINGANO TALI PROCESSI ED
IMPONGANO ANCHE ALLA POLITICA UN RIPENSAMENTO E UN IMMEDIATO AZZERAMENTO DEI PIANI DI PRIVATIZZAZIONE, SMEMBRAMENTO E DISPERSIONE SUL MERCATO AVALLATI DALLE 9 SIGLE
TUTTE LE ATTIVITA’ DI CALL CENTER DEVONO RIENTRARE NELLA COMPAGNIA