Civitavecchia in controtendenza: più pubblico e meno privato
Le aziende municipalizzate sono nell’occhio del ciclone, strette tra svendita ai privati e pesante intervento sul salario e sulle condizioni di chi ci lavora. A svolgere il lavoro sporco sono le amministrazioni locali, chiamate ad eseguire i diktat del governo Renzi, a sua volta messo in riga dalle direttive UE. Qualche volta però per fortuna le cose prendono una’altra piega.
A metà gennaio è stata consegnata alla nuova amministrazione comunale di Civitavecchia, guidata da meno di due anni da una giunta monocolore del Movimento Cinque Stelle, una proposta di riordino delle aziende municipalizzate dei servizi sottoscritta da tutte le organizzazioni sindacali presenti nelle aziende. La proposta parte dalla necessità di abrogare il piano di privatizzazioni deliberato dalla precedente amministrazione di centrosinistra Pd-Sel e avanza una coraggiosa ipotesi di rilancio dei servizi pubblici. Al centro c’è l’idea che il risanamento di aziende pubbliche in deficit non passi attraverso il contenimento dei costi e la cessione ai privati, bensì tramite un piano di rilancio delle attività che consenta di acquisire nuovi servizi e sviluppare azioni innovative di interesse collettivo, la cui carenza o assenza completa costituisce fonte di sofferenza per la cittadinanza. In questo modo sarebbe possibile non solo salvare tutti i posti di lavoro, e in prospettiva addirittura crearne di nuovi, ma anche garantire che alcuni servizi, come l’approvvigionamento idrico per esempio, non cadano nelle mani di aziende private.
Le aziende municipalizzate di Civitavecchia sono impegnate nel trasporto locale, nella raccolta dei rifiuti e nella gestione del servizio idrico, oltre che in una serie minore di attività di interesse pubblico (dai cimiteri alle aree verdi, ecc.) ed impiegano circa 400 lavoratori. Non hanno una storia molto diversa da quella di tante aziende simili sparse per la penisola: gestione clientelare, assunzioni familistiche, grandi quantità di sprechi e malaffare, che spiegano e giustificano la cattiva fama che si sono conquistate sul territorio. Tutte ragioni sapientemente utilizzate da quelle forze politiche (e sindacali) che in questi anni hanno tramato per poter consegnare questi servizi nelle mani di aziende private. Quando però i giochi sono venuti allo scoperto, i lavoratori hanno avuto una reazione di orgoglio e i delegati Usb sono riusciti a trascinare tutto l’arco sindacale a misurarsi su una proposta che ora appartiene a tutti e che costituisce una occasione per Civitavecchia ed anche per la sua rinnovata giunta comunale.
L’istituzione di un servizio di trasporto che colleghi direttamente il porto con la stazione ferroviaria, la gestione del servizio di lettura, manutenzione e sostituzione dei contatori idrici, la gestione della conduttura dell’Oriolo, le cui acque sorgive costituiscono una risorsa importantissima per la città finora non sfruttata, il passaggio alla raccolta differenziata “porta a porta”, la manutenzione e la pulizia delle spiagge, l’apertura dei centri estivi per minori disabili sono alcune delle proposte, sviluppate nel dettaglio, che garantirebbero il rilancio del settore pubblico.
Sul fronte degli sprechi sono tre i punti di attacco proposti: rinuncia drastica alle consulenze esterne ed utilizzo esclusivo delle risorse interne, riportare le retribuzioni dirigenziali e di tutto il personale all’interno dei parametri dei contratti, e istituzione di una centrale unica degli acquisti per tutti i servizi erogati. Questi tre punti qualificanti consentirebbero di passare ad una gestione sana dei servizi e di eliminare quelle autentiche storture e quei privilegi ingiustificati di cui hanno goduto soprattutto i vertici aziendali nel corso di questi anni.
Sul fronte delle garanzie per tutti i lavoratori c’è invece non solo una particolare attenzione per i livelli retributivi più bassi ed il passaggio al full time per tutti i lavoratori di quei servizi che risultano in deficit di organico, come gli ausiliari del traffico, il personale addetto alla manutenzione delle aree verdi o quello delle farmacie. C’è in particolare l’applicazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori per tutti i lavoratori chiamati ad essere riassunti nella nuova società nella quale verranno accorpati tutti i servizi gestiti finora da quattro diverse società, cioè lo scongiuramento del rischio che l’azione di licenziamento e di riassunzione potesse contenere l’handicap dell’applicazione del Jobs act.
Ora la palla passa nelle mani dell’amministrazione pentastellata che ha la grande opportunità di introdurre una novità nel panorama delle amministrazioni locali del paese, alle prese con i vincoli della legge di stabilità dentro una stagione contrassegnata dall’appuntamento elettorale per molte grandi città. Come affrontare il tema della difesa dei beni comuni e delle aziende pubbliche, mentre le città sono assediate dall’offensiva renziana di privatizzazione selvaggia? Civitavecchia ha l’opportunità di fare scuola e di lanciare un segnale di inversione di tendenza, non solo approvando la proposta che viene dai lavoratori ma anche rivendicando sia verso la Regione Lazio che presso il Governo un uso efficace dei Fondi strutturali europei, che proprio a Civitavecchia potrebbero essere messi al servizio del rilancio delle aziende pubbliche, dell’occupazione e della rigenerazione urbana.