Coronavirus,nel magazzino GLS di Verona la salute e la sicurezza dei facchini vengono sacrificate al profitto
Il video mostra il magazzino della logistica di GLS a Verona, dove sono impiegati più di150 tra facchini e magazzinieri per la distribuzione delle merci di ogni genere, escluse quelle dei beni essenziali.
Negli ultimi giorni la questione dell'affollamento dei lavoratori all'interno del magazzino e della mancata osservanza delle distanze di sicurezza sembrava essere stata risolta con la messa in FIS (Fondo d'integrazione salariale) a rotazione di tutte le maestranze, concordando con l'USB un parametro massimo di 25 lavoratori presenti per ogni turno, oltre all'obbligo delle società in appalto di applicare tutte le misure di prevenzione e di salvaguardia a tutela di chi lavora.
Invece nella notte tra il 2 e il 3 aprile, con la scusa dell'aumento del volume di lavoro e in nome del profitto, gli appaltatori non hanno esitato a chiamare una trentina di lavoratori esterni provenienti da alcuni comuni limitrofi, con il risultato di sovraffollare nuovamente il magazzino, a discapito della incolumità e della dignità di tutti i presenti.
L'USB ha immediatamente avvisato gli appaltatori che i lavoratori si sarebbero fermati fin quando non fossero state ripristinate le condizioni per operare in sicurezza. Ma a nulla sono serviti lo stop e l'astensione dal lavoro, né tanto meno le nostre incessanti chiamate all'autorità competente perché intervenissero in difesa dell'anello più debole della filiera. La ricattabilità dei lavoratori interinali e la complicità del committente si sono rivelate infatti la miscela ideale per sopprimere i diritti e neutralizzare gli sforzi di chi alza la testa.
L'USB continuerà nel suo percorso di lotta contro chi privilegia il profitto a scapito della salute e farà ricorso alla prefetto e a tutte le autorità di controllo perché nel magazzino vengano ripristinate la legalità e le condizioni di sicurezza dei lavoratori tutti.
Unione Sindacale di Base - Logistica