Il giovedì nero dei porti italiani. Una vertenza generale sulla sicurezza non è più rimandabile
Giovedì 15 dicembre nel porto di La Spezia. Una giornata di pioggia come del resto anche in tutto il resto del paese. Nel terminal Lsct, per cause ancora da “chiarire” un’auto di servizio precipita in mare tra la Calata Artom e il Molo Fornelli. Perde la vita Alessandro Bassi, 60 anni, dipendente di Contship, un altro portuale riesce a salvarsi e viene ricoverato in ospedale.
L’ennesimo lavoratore che perde la vita. Poco più di un mese fa è toccato ad un marittimo nel porto di Ortona di cui non si conosce neanche il nome. Qualche mese prima nel porto di Marghera è il rizzatore Alessandro Zabero a non tornare più a casa dalla propria famiglia. E ancora un altro marittimo nel porto di Livorno colpito da un cavo di ormeggio. Alcune telefonate anonime arrivate nella sede sindacale parlano di una nave Ro.Ro a cui era stata autorizzata l’uscita (a velocità sostenuta) nonostante non fossero ancora terminate le operazioni di ormeggio… Le nostre merci non possono aspettare neanche mezz’ora in più. La vita di un lavoratore conta meno.
Ma è il 15 dicembre anche nel porto di Genova. Sempre brutto tempo, con raffiche di vento sopra gli 80 Km all’ora. Siamo nel Terminal Psa Gp e anche qui le merci non possono aspettare. Una raffica di vento più forte e cadono alcuni container vuoti che per una fortunata coincidenza non hanno schiacciato un camion nel blocco n°9.
Ma purtroppo è il 15 dicembre anche nel porto di Livorno. Alle 16:30 a causa delle condizioni metereologiche e del vento forte vento la nave Eco Valencia, ormeggiata presso la Calata Alto Fondale, ha rotto i cavi di ormeggio di prua e, spinta dal vento, si è intraversata fino a poggiarsi con la prua sull’adiacente Molo Italia. Anche qui, solo il fato ha voluto non fossero presenti, come spesso invece succede, alcuni piccole navi di cellulosa. Nonostante le condizioni avverse nessuno si è sognato di far interrompere le operazioni portuali in corso. Alcuni lavoratori, rimasti a bordo, sono potuti scendere solo due ore dopo.
A fine giornata è arrivata la notizia dei lavoratori Italtrans di Bergamo brutalmente caricati dalla polizia durante uno sciopero.
Prontamente come Unione Sindacale di Base Mare e Porti abbiamo deciso di proclamare uno sciopero nazionale di 24 ore in tutti gli scali. Una decisione presa in poche ore che rivendichiamo così come rivendichiamo la mole di lavoro quotidiano che i nostri delegati portano avanti nei vari scali. Esposti, denunce, mobilitazioni e tavoli di confronto. Diventa però ormai evidente che, al di là dei vari proclami e delle “buone” intenzioni, non si può affrontare il tema della sicurezza senza aggredire alla radice il vero tema centrale. Nel nostro settore, così come in tutta la filiera della logistica, poche grandi multinazionali hanno accumulato un potere enorme. Più questo potere cresceva e più cresceva il loro profitto.
Questo binomio vuol dire deroghe ai protocolli di sicurezza, vuol dire velocizzare all’inverosimile le operazioni senza perdere neanche un minuto di più, vuol dire aumentare le rese a tutti i costi senza badare ad altro.Vuol dire precarizzare un settore per rendere i lavoratori più ricattabili. Vuol dire appalti e lavoro sottopagato. La lista potrebbe essere lunga ma il punto centrale è e resta questo. Combattere contro gli omicidi sul lavoro vuol dire prendere coscienza che oggi i portuali italiani hanno la necessità di riprendere in mano la propria forza. Che è tanto più grande tanto più è la percentuale di profitto “spremuta” grazie alla velocità e alla quantità della merce movimentata.
Ed è su questi temi che come portuali, aderenti all’Unione Sindacale di Base, vorremmo confrontarci. Perché è importante costruire una visione generale di quello che si fa, un progetto. Questo presuppone abbandonare vecchie dinamiche sindacali concertative che sono anch’esse responsabili della progressiva perdita di una forza che i lavoratori portuali hanno sempre avuto nel nostro paese. Non possiamo più restare a guardare senza fare niente.
Su questi temi stiamo lavorando ad una campagna nazionale che presenteremo nelle prossime settimane. Vorremmo promuoverla con una grande assemblea dei lavoratori del settore portuale in cui poter discutere e confrontarci su queste, ed altre tematiche.
USB Mare e Porti