Incontro DOIT Roma del 20 febbraio 2024: l’accordo del 10 gennaio presenta un conto che azienda e firmatari vorrebbero far pagare ai lavoratori
I tavoli negoziali territoriali in via di svolgimento in questi giorni sono imbrigliati nella stessa tela tessuta dalle parti firmatarie per occultare ai lavoratori, nel periodo della sua gestazione, la reale ricaduta sull’orario di lavoro dell’accordo di settore firmato lo scorso 10 gennaio.
Le stesse trame ordite dalle parti per travisare la lettura dell’articolato contrattuale in funzione di paventare tra i lavoratori interessati presunte (quanto improbali) esigibilità contrattuali da parte aziendale, oggi intrappolano qualsiasi ipotesi di “messa a terra” dei contenuti del 10 gennaio, ponendo le parti firmatarie davanti alla evidenza di dover separare la loro linea di azione comune per il suo via libera sui territori e ponendo ognuna di queste parti di fronte alle proprie strade: l’azienda di fronte a una eventuale forzatura delle attuali norme giuridico contrattuali, il sindacato firmatario di fronte alla possibilità di dover aprire fasi di opposizione a queste eventuali forzature, oppure assecondare ancora una volta gli obiettivi aziendali, con buona pace del dissenso espresso dai lavoratori.
E quanto abbiamo verificato anche stamani nell’incontro presso la DOIT Roma dove l’azienda, a distanza di un mese dalla firma di ratifica territoriale del 10 gennaio, si è presentata senza uno straccio di documento (consistenze quantitative e qualitative degli impianti, piani di attività reali, orari di fatto dei pregressi periodi di attività, piani di valorizzazione professionale del personale), evidenziando lo stato di difficoltà a (e volontà di) rispettare le parti di “promessa” dell’accordo di settore stesso e dimostrando di puntare direttamente alla sola variazione dell’orario di lavoro, secondo il 10 gennaio stesso, attraverso un acritico accordo sindacale; accordo che eventualmente raggiunto definiremmo di salvaguardia degli interessi del management e del padronato privato del settore, nella grande abbuffata alla tavola del cosiddetto PNRR il cui conto dovrebbero pagare ancora una volta i lavoratori con l’arretramento delle loro condizioni di lavoro e di vita, di salute e sicurezza sul lavoro.
Resta il fatto che la grande mobilitazione dei lavoratori del settore stessi, confermata dalla loro clamorosa adesione allo sciopero del 12 febbraio scorso, sta rappresentando il principale fattore di rottura di un progetto che i firmatari avevano erroneamente pensato di portare a termine in tutta tranquillità, DOIT per DOIT: un’operazione che si sta complicando grazie alla progressiva acquisizione della capacità dei singoli lavoratori di saper leggere correttamente l’articolato contrattuale e distinguere in questo gli obblighi dai diritti e dunque il limite delle cosiddette esigibilità aziendali.
Quindi per ora c’è da sorvegliare i prossimi incontri ai tavoli territoriali sui cui va mantenuta e accresciuta la pressione della mobilitazione dei lavoratori interessati. Una mobilitazione che fin qui ha determinato l’attuale condizione di difficolta dei firmatari a “mettere a terra” il progetto 10 gennaio, e che sta trovando nella sua articolazione su tutto il territorio nazionale una inedita e specifica forza che può essere in grado di reggere la durata di questa vertenza fino al raggiungimento del ritiro dell’accordo del 10 gennaio e aprire nuovi scenari di rappresentanza degli interessi dei lavoratori del settore.
Noi nel frattempo contrasteremo in tutte le opportune sedi ogni tentativo di forzatura contrattuale con azioni unilaterali delle dirigenze aziendali, diffidandole fin d’ora dal reiterare comportamenti palesemente antisindacali: come certe riunioni con i lavoratori che quadri e dirigenti aziendali si stanno inventando qui e là per condizionare la convinzione dei lavoratori stessi sull’utilità della loro legittima lotta contro l’accordo del 10 gennaio.
Dunque fin qui tutto bene: i lavoratori tengano e rafforzino le facoltà di contrasto a questo feroce attacco alle loro, già deteriorate, condizioni di vita e di lavoro; noi terremo le nostre a loro disposizione per tutto il tempo necessario.
Ancora alla lotta! Ancora allo sciopero.