"Padron Mazzoncini, rileggiti la sentenza di Viareggio"
Abbiamo letto il messaggio di saluto che l'ad di FSI Mazzoncini dice di inviare con “... piacere...” alle lavoratrici e ai lavoratori del gruppo (che con antipatico slancio di empatia chiama colleghe e colleghi) e su un punto della sua scintillante lettera piena di gratitudine per gli obiettivi raggiunti, riteniamo di poter essere d'accordo: il piacere è tutto suo, e sicuramente di quella ristretta cerchia di soggetti politico-economico-finanziari che oggi hanno in comune l'interesse per i grandi affari nelle ferrovie e l'obiettivo più generale di riconfigurare i rapporti di lavoro nel settore ai sensi delle loro progettualità super privatistiche, e sono in buona sostanza in linea con il suo piano industriale, di cui potrebbero essere ispiratori.
Quello che si vede dal “ piano ferro”, cioè quello che vedono appunto lavoratrici e lavoratori dell'esercizio ferroviario, sui treni, sui binari, nelle stazioni, nelle officine, nelle biglietterie, negli uffici produzione, è una realtà di disgregazione industriale da una parte e dall'altra l'affermarsi di modelli produttivi basati sulla commercializzazione sfrenata del servizio ferroviario, smembrato e parcellizzato in una serie di attività sempre più banalizzate e rese fittiziamente autonome per favorire privatizzazioni e cessioni/fusioni di rami d'azienda (cargo/mercitalia docet); ciò che produce immediatamente effetti gravemente negativi sulle condizioni generali di lavoro, e a catena sulla sicurezza e qualità dell'esercizio ferroviario stesso.
Le motivazioni sulla sentenza per la strage di Viareggio, pubblicate in questi giorni, sostanziano una lettura della realtà nelle ferrovie precisamente opposta a quella spacciata nei saluti di Mazzoncini: omissioni di responsabilità sulle norme di esercizio, segnali di allarme sulla sicurezza ignorati, scelte gestionali condizionate da logiche di risparmio, e su tutto l'accertamento delle responsabilità dell'allora ad Moretti.
A fronte degli sfavillanti dati su investimenti e ricavi con cui il Mazzoncini vorrebbe coinvolgere il sentimento dei ferrovieri verso le sue visioni, mettiamo il quotidiano di ogni capotreno, di ogni macchinista, di ogni operatore della manutenzione, di ogni capostazione, di ogni impiegata e impiegato degli uffici produzione, alle prese con una realtà che è fatta più di gravi disagi (dis)organizzativi, di carichi di mansioni e accumuli di responsabilità non supportati da adeguati strumenti normativi, economici, e di formazione, di ipersaturazione dei nastri di lavoro, di incremento del lavoro notturno e di riduzione dei riposi, di crescente incertezza sulla sicurezza del lavoro.
E' di questi giorni anche un'altra lettera inviata ai ferrovieri, dalle OOSS stipulanti il CCNL di settore, in cui si legge che codelle OOSS stesse ritengono insufficienti i dati societari e lamentano genericamente carenze organizzative e occupazionali. A queste ricordiamo solo la discesa dei diritti imboccata, almeno, dagli ultimi quattro rinnovi contrattuali, di cui l'ultimo con la rifinitura dello scorporo di Cargo da Trenitalia, e gli accordicchi nazionali reinterpretati ancora in peggio sui tavoli territoriali con cui garantiscono, in particolare in RFI e Trenitalia, la loro rinuncia a ogni azione di contrasto alle politiche padronali nel settore, mentre, ugualmente incontrastato dalle stesse centrali sindacali, il versante politico del padronato agisce su governi e parlamento per demolire la legalità del diritto di sciopero come libero esercizio dei lavoratori e dei loro sindacati.
Quello che vediamo noi è la necessità di mobilitazione della categoria a difesa delle condizioni di lavoro nelle ferrovie, delle ferrovie bene comune del Paese, dei diritti sindacali di ogni lavoratrice e lavoratore; a questo continueremo a lavorare, e così salutiamo padron Mazzoncini.
UNIONE SINDACALE DI BASE Lavoro Privato - Attività Ferroviarie