Quando il delitto di sciopero si ritorce contro chi l'ha inventato
La sensazione è che sia stata scoperta l’acqua calda. La normale prassi repressiva messa in atto dalla Commissione di garanzia del diritto di sciopero è divenuta argomento da prima pagina perché questa volta ha toccato lo sciopero generale di Cgil e Uil. Commentatori illustri e politici di varia estrazione si sono immediatamente messi alla scrivania a dire la loro su un fatto che, purtroppo, è la normalità. Da anni il diritto di sciopero nel nostro Paese è soggetto a una serie di restrizioni che lo hanno reso via via sempre meno incisivo e complicato da esercitare; tra queste, la cosiddetta rarefazione oggettiva, contestata oggi a Cgil e Uil ma sistematicamente opposta agli scioperi del sindacalismo di base, l’unico che ancora pratica con continuità e ostinazione questo indispensabile strumento di conflitto.
La cosa che stupisce, in verità, è proprio lo stupore suscitato dall’incidente di percorso nel quale sono incappate Cgil e Uil, da sempre abituate a essere trattate in modi ben differenti, tra l’ossequioso e il reverenziale. Sul merito dello sciopero del 16, sulla sua genesi, sulla sua piattaforma abbiamo già detto, affermando che non ci interessa e non ci riguarda. Valutazione che oggi confermiamo in toto.
Ci viene però in mente anche qualche cattivo pensiero. Come mai gente avvezza a decifrare le norme e le leggi, specie quelle che ha contribuito grandemente a scrivere, come la normativa antisciopero nata proprio con l’esplicito e fattivo consenso dei sindacati concertativi per cercare di bloccare la crescita dell’alternativa sindacale, ha commesso errori di proclamazione che nemmeno l’ultimo delegato avrebbe mai commesso?
Non basta imputare l’errore marchiano alla fretta, o tutt’al più alla mancanza di consuetudine con lo strumento dello sciopero. Che ci fossero in campo altre mobilitazioni di intere categorie era noto a tutti, a maggior ragione proprio a coloro i quali le avevano proclamate. E allora sorge il dubbio che la sciatteria non sia tale, che si tratti invece di un consapevole tentativo di rendere il loro sciopero senza Cisl ancor meno incisivo di quanto già sia, e contemporaneamente suscitare nelle allibite forze politiche, governative ma democratiche, un sentimento di vicinanza, in verità piuttosto flebile, in quanto vittime di inaccettabili provvedimenti lesivi delle libertà democratiche.
Alla fine Cgil e Uil fanno quello che chiede loro la Commissione di garanzia, sospendendo lo sciopero nei settori in cui non si poteva proclamare, perché già interessati da altri scioperi, gridando allo scandalo per l’intervento regolatorio – una sorta di “lei non sa chi sono io” - e apprestandosi controvoglia a fare uno sciopero che non volevano fare, ma che ora si ritrovano costrette a mantenere contro (ma non troppo), il governo dell’amico Draghi. Addapassa’ a nuttata.
Unione Sindacale di Base