Referendum per la privatizzazione del trasporto pubblico di Roma, USB: le periferie scelgono la gestione pubblica
Hanno vinto le ragioni del NO nonostante abbia prevalso il SI al referendum consultivo sul trasporto pubblico locale. Con un'affluenza alle urne che non supera neppure il 50% del quorum richiesto, con solo il 16% dei votanti su oltre 2 mln 367 mila aventi diritto, i cittadini hanno scelto l'astensione per rispedire al mittente un referendum che tradisce la volontà popolare, quella espressa già nel 2011 quando il 98% dei cittadini italiani votarono a favore del mantenimento della gestione pubblica dei servizi essenziali.
Ma il dato rivelatore del fatto che i romani non si siano bevuti la storiella del "privato è meglio" è stato l'alto astensionismo registrato in quasi tutte le periferie. Di certo ciò non è un caso, visto che è proprio nelle periferie di Roma che il servizio di trasporto è gestito dai privati ed è proprio in periferia che si registrano i maggiori disagi e le interminabili attese alle fermate.
Prevalgono le ragioni del NO, nonostante il ridotto spazio che ci hanno dedicato gli organi di stampa, nonostante la campagna diffamatoria nei confronti dei lavoratori, nonostante i potenti mezzi economici del Partito Radicale. Perché noi, utenti e lavoratori, nelle periferie ci viviamo e ci lavoriamo, per questo sappiamo discernere il grande inganno delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. Tornare alla completa gestione pubblica di tutti i servizi primari, a partire dal trasporto, continuerà ad essere la nostra priorità anche dopo che le luci dei riflettori del referendum si spegneranno, perché un bene pubblico è un bene di tutti e non un privilegio per pochi.
Usb Federazione Roma
Comitato Utenti e Lavoratori in difesa del trasporto pubblico