SETTORE MARE: CHI VUOL FAR SALTARE IL BANCO?
Ancora una volta il sindacato confederale offre uno spettacolo indecoroso di disfacimento politico, di assoluta povertà di proposta contrattuale e di cieca difesa delle proprie posizioni di rendita.
Dopo anni di stagnazione contrattuale, in cui il sindacato di regime si è contraddistinto per la totale subordinazione agli interessi della “vecchia” Tirrenia, si è prodotta una situazione non più tollerabile che vede i lavoratori sottoposti a:
cinque regimi contrattuali differenti per il personale navigante,
due regimi contrattuali differenti per il personale amministrativo,
divaricazione salariale tra i vari regini contrattuali,
divaricazione normativa tra i vari regimi contrattuali,
abbassamento delle tabelle di armamento ed esercizio,
dequalificazione professionale e incremento dei carichi di lavoro,
distruzione dei turni d’imbarco basati su di un unico regime contrattuale imbarco-riposo e sull’equilibrio tra le consistenze degli equipaggi per l’impiego medio della flotta, e le riserve di personale per la gestione della rotazione degli imbarchi,
disfunzioni nella gestione degli imbarchi/sbarchi come conseguenza del disordine contrattuale,
nessuna sanatoria del CRL/TP e promozioni congrue,
arbitrario congelamento dell’adeguamento biennale dei salari, con conseguente perdita del potere d’acquisto in danno dei lavoratori.
A fronte di una situazione ingestibile, le cui prime vittime sono i lavoratori stessi, il sindacato confederale si è presentato alla trattativa senza uno straccio di posizione, senza aver proceduto ad una doverosa preventiva ed ampia consultazione con i lavoratori naviganti ed amministrativi.
Le segreterie confederali, perseguendo nella politica delle “mani libere” si sono presentate al tavolo secondo un canovaccio oramai insopportabile, totalmente inadeguato per affrontare un serio, costruttivo confronto con la controparte sul terreno contrattuale.
I lavoratori di Compagnia Italiana di Navigazione, tutti i lavoratori siano essi naviganti che amministrativi, hanno bisogno di costruire una ipotesi contrattuale che tuteli lavoro e salari, traguardando l’indispensabile sviluppo dell’Azienda e dell’occupazione.
Occulti fini perseguiti dai vertici sindacali, stanno pregiudicando questa possibilità, controfigure di Masaniello si agitano per promettere improbabili aumenti di tabelle, salari e contratti che mai avrebbero osato neanche immaginare quando la greppia sindacale aziendale era gestita da personaggi ben noti.
E che dire di privilegi, tessere, prebende e distacchi sindacali mai messi in discussione e gelosamente difesi? Quando il sindacato rinuncerà ai suoi privilegi di casta?
Ai lavoratori è oramai chiaro che il massimalismo di facciata serve solo a mantenere in piedi il potere sindacale costruito sulle spalle dei lavoratori, una nuova trappola che può portarci verso soluzioni unilaterali dell’azienda, ed aprire preoccupanti scenari anche sul piano della tenuta occupazionale.