Taxi, perché non vogliamo le multinazionali
Praticamente non pagano le tasse. In termini pressoché́ assoluti evadono le tasse, grazie alla complicità di paradisi fiscali, norme tipo scatole cinesi e ad attività di lobby. Da questa evasione fiscale ne consegue una riduzione delle entrate per il nostro Paese paragonabile al 10% della spesa sanitaria o al 15% delle spese per l’istruzione, etc.
Non rispettano le normative, rivolgendosi spesso a operatori che anziché svolgere le loro attività nei territori dove c'è la necessità del loro servizio, e dove è rilasciata la loro autorizzazione, abbandonano quei territori e piegano ai loro profitti le esigenze della collettività.
Sviluppano servizi a costi che in momenti di bisogno (ad esempio in coincidenza di una calamità naturale, inondazione, terremoto, terrorismo o altro) interagendo con il rapporto domanda/offerta, moltiplicano attraverso algoritmi all'inverosimile il costo per l'utenza, e non tengono in nessuna considerazione le esigenze principali e i diritti dei cittadini (Costituzione Italiana).
La loro speculazione non rispetta nessun rapporto tra lavoro e reddito. I loro utili senza nessun rischio d'impresa, gli garantiscono utili enormi trasferiti in paradisi fiscali, danneggiando i livelli occupazionali e il reddito adeguato al lavoro svolto, come si è evidenziato da diversi tribunali del lavoro, tanto in Italia, come in Europa.
Il servizio pubblico non può esser messo in concorrenza in quanto non agisce in un regime di libero mercato ma sviluppa i propri servizi in regimi amministrati completamente dagli Enti Locali, Regioni, Comuni, Città Metropolitane.
Non è vero che questi passaggi «è l’Europa che ce li impone». Nonostante le tante "schifezze" e i tagli che l'Europa ha imposto al nostro Paese, non è vero che chiede la privatizzazione e la messa sul mercato dei servizi pubblici essenziali, quali il servizio taxi. Questi servizi sono esclusi in maniera specifica perfino dalla direttiva Bolkestein (dir.126/2006) e dal decreto legislativo che la applica (Dlg. 59/2010).
La nostra lotta continua, per i nostri diritti e per quelli dell'utenza che si rivolge al Servizio pubblico essenziale - Taxi.
USB Taxi
24 novembre 2021