Torino, dalla Filt-Cgil a Usb: E' GIUNTA L'ORA!
La lettere di Michele Schifone, ex componente del direttivo provinciale di Torino della Filt-CGIL, in cui esprime le motivazioni che lo convincono ad aderire a USB
Care compagne, cari compagni,
qualche anno fa sinceramente, non avrei mai immaginato di scrivere queste righe, anche se qualche amico con maggior esperienza lo prevedeva.
Ho ritenuto opportuno farle, non come gesto plateale, ma con molta umiltà e unicamente per rispetto verso tutte le persone che mi hanno preso in considerazione esortandomi a entrare in USB.
Quando decisi di essere qualcosa di più che un semplice iscritto, cominciai a partecipare all'attività sindacale nella FILT CGIL di Torino.
Avevo allora, quella che adesso purtroppo definisco “un’illusione”, far parte di un'organizzazione che mio padre descriveva come una comunità di AMICI, LAVORATORI COMPAGNI che, con unità e intesa disinteressata, lavoravano per la categoria del proprio settore con un unico obiettivo comune: gli interessi e la salvaguardia della dignità di chi lavora.
Ero convinto di lavorare nella stessa organizzazione che fondò Di Vittorio, un uomo al quale amici ed avversari riconobbero unanimi oltre all'umiltà, un grande buonsenso e una ricca e immensa umanità.
Oggi alcuni funzionari e attivisti della CGIL hanno perso di vista il reale senso democratico e l'umanità, valori alla base del termine “compagno” in cui una generazione si è identificata con passione e dedizione, negli anni Sessanta e Settanta.
Anni in cui l’impegno politico dei compagni è stato lottare per un’idea di riforma profonda della società italiana.
L’'impegno di una parte delle persone che lavorano nella CGIL ė quello di eseguire le direttive imposte dai propri dirigenti di riferimento che, all'interno delle proprie sedi, creano delle piccole faide, per ottenere le collocazioni più ambite.
Queste battaglie interne compromettono l'attività sindacale, pregiudicando la reale difesa dei lavoratori.
Nella mia esperienza ho potuto (purtroppo) constatare diverse volte, di avere un vuoto assoluto alle spalle nei momenti decisivi. La totale mancanza di umanità e rispetto della persona che decide di uscire dai previsti cliché é insopportabile in un sindacato fondato sulla democrazia e sulla salvaguardia dei diritti dell’uomo, compreso quello della libera espressione.
I “finti” compagni che nelle riunioni dichiarano di essere al tuo fianco e di condividere il tuo pensiero, al momento di esporsi si sciolgono come neve al sole.
Ho colto anche l'opportunità di entrare nel Direttivo della minoranza Regionale e Provinciale nell’area “la cgil che vogliamo”, perché l'apparente differenza ideologica mi aveva riacceso la speranza di qualcosa di diverso.
Nell'occasione dell'ultimo Congresso Nazionale anche quella speranza è svanita rapidamente con gli accordi sulla distribuzione dei “soliti posticini”, che hanno l’enorme potere di silenziare gli animi più rumorosi e attenuare i contrasti più accesi.
In questi anni ho visto svanire gli entusiasmi di numerose persone preparate e competenti che, non avendo le condizioni e la necessaria considerazione dai vertici dirigenziali della FILT_CGIL, hanno smesso di lavorare per l’organizzazione, privando di rilevanti e preziose competenze sindacali la collettività lavorativa.
Alcuni di loro mi hanno fatto conoscere l'associazione politica ControCorrente, all'interno della quale ho avvertito da subito quel calore di comunità e coordinamento di intelligenze disinteressate, da tempo non più avvertite.
Ho avuto il piacere di trovare tra i militanti di ControCorrente diversi compagni di USB, che si stanno impegnando nella costruzione di un coordinamento nazionale contro le politiche di “privatizzazione e austerità”
Uomini che non si sono più identificati nella CGIL per i miei stessi motivi, e che hanno deciso di non mollare.
Ho avuto modo di entrare in contatto con i compagni di USB di Napoli, che mi hanno subito trasmesso un senso di unità e di appartenenza, caratteristiche rare di questi tempi.
Ultima causa, ma non meno importante, è stata la sottoscrizione della CGIL al “TESTO UNICO sulla RAPPRESENTANZA”, profonda espressione antidemocratica che annulla le differenze e fortifica le intese con i sindacati gialli. Tutto ciò ha definitivamente annientato le mie motivazioni a rimanere ancora in tale organizzazione.
Michele Schifone, U.S.B. GTT Torino Piemonte