«Un altra aggressione e fermiamo i bus»

13 luglio 2007 - Il Resto del Carlino

 

chiedono più garanzie sul lavoro e denunciano il silenzio delle istituzioni

 

di ALESSIA ANGELLOTTI

Bologna -

 

 

Bologna - «LASCIATI SOLI in balia delle aggressioni». È questa la denuncia di conducenti e controllori bolognesi in forza all’Atc, che da settimane protestano per lo scarso livello di sicurezza sugli autobus. Si sentono sottovalutati da Atc, abbandonati da Comune e Provincia, ignorati dai passeggeri degli autobus ma, soprattutto, non ascoltati da Questura e Prefettura. Per questo, il 3 luglio scorso, hanno scritto una lettera chiedendo un «confronto serrato sul tema» alle istituzioni. Ma «non abbiamo ancora ricevuto risposta — attaccano i sindacati degli autoferrotranvieri — e questo è un brutto segnale. Se non si farà vivo nessuno entro breve siamo pronti a organizzare un presidio sotto la Prefettura». E non finisce qui. Nel caso in cui non basti, «arriveremo allo stato di agitazione e anche allo sciopero», annuncia Maurizio Lunghi, segretario della Filt-Cgil. Una bomba pronta ad esplodere, insomma, tanto che i sindacati si dicono decisi a mettere in campo fin da subito un’altra iniziativa. «La prossima volta che si verificherà un’aggressione — affermano in coro tutte le sigle sindacali — bloccheremo il servizio». La conferenza stampa, organizzata ieri mattina all’Atc in via Saliceto, è l’occasione giusta per sfogare tutta la rabbia. «Siamo abbandonati a noi stessi — afferma Daniele Galletti, della Faisa-Cisal — quando chiediamo l’intervento delle forze dell’ordine ci viene risposto che le pattuglie sono impegnate altrove».

 

«SIAMO STANCHI di essere l’ultima ruota del carro — rincara la dose Lunghi — vorremmo almeno che Atc ci facesse conoscere l’accordo che ha stilato da un anno e mezzo con la Questura, che noi abbiamo appreso solo dalla stampa». Il problema, secondo i sindacalisti, è che la questione sicurezza sugli autobus viene «minimizzata» da tutti. «Dalla politica — aggiunge Gianluca Neri della Uilt-Uil — abbiamo ricevuto solo parole», mentre il presidente di Atc, Francesco Sutti,per Lunghi «dimostra una certa allergia ad affrontare il tema dal punto di vista aziendale». Il dito, poi, viene puntato anche contro i cittadini. «C’è totale disinteresse da parte dell’utenza» — attacca Gianfranco Sandri della Fit- Cisl — sono intervenuto per aiutare un collega aggredito da tre malviventi e la prima preoccupazione dei passeggeri è stata: ‘Quando passa il prossimo autobus che mi scade il biglietto?’». Sullo stesso chiodo batte anche Giuseppe D’Ambrosio, del Sindacato dei lavoratori (Sdl): «Non c’è solidarietà, siamo lasciati soli. Atc non può prenderci in giro dicendo che è aumentato il personale, perché siamo ai livelli del 1996, lavoriamo con 40 unità. È l’azienda — sostiene D’Ambrosio — che deve metterci in condizione di sicurezza e risolvere il problema all’80%». Il personale Atc chiede anche «sistemi tecnologici da usare come deterrente verso i malviventi», ad esempio telecamere, ma nessuna decisione è ancora stata presa. «Comune e Provincia non hanno fatto niente per arginare il problema — ribadisce Michele Liberatore delle Rdb — e l’azienda è latitante».

 

IMMEDIATA la difesa di Atc che replica con una nota, l’azienda «non è né silente né latitante», ma «costantemente attiva. Sono già state installate 477 protezioni del posto guida su altrettanti autobus in circolazione a Bologna». «D’altra parte è evidente — ammettono dall’azienda — che non si possono prevenire quegli atti di chiara matrice delinquenziale, compiuti da soggetti con problemi di disagio sociale, a danno di autisti, verificatori e accertatori nell’esercizio delle loro mansioni». Atc sottolinea, inoltre, che «oltre all’accordo con la questura, che prevede una maggiore presenza degli agenti sui bus, è stata istituita da tempo in azienda una ‘commissione mezzi’, organismo permanente in cui dirigenti aziendali e rappresentanti dei lavoratori discutono e validano soluzioni tecniche a protezione del posto-guida». «Atc — si legge ancora nella nota — ritiene che la valutazione delle soluzioni proposte dai sindacati debba avvenire all’interno di un confronto tra tutti i soggetti coinvolti sul tema della sicurezza in città, che porti a decisioni condivise e a risultati concreti». Solidarietà per i sindacati arriva da Silvia Noè, capogruppo Udc in regione, che denuncia: «477 protezioni non sono sufficienti quando i mezzi di circolazione sono circa un migliaio. Se episodi simili si fossero verificati in un’impresa privata, a quest’ora l’azienda sarebbe già chiusa con i sigilli».