«Un uomo in più sulle motonavi»
La richiesta del sindacato Rdb dopo la sentenza del giudice ACTV I sistemi automatici non danno garanzie
VENEZIA - Actv dovrà riportare da cinque a sei gli uomini di equipaggio a bordo delle sue motonavi in servizio nel settore navigazione, dopo che due suoi dipendenti hanno vinto il ricorso d’urgenza presentato al giudice del lavoro. Una sentenza che l’azienda ha accolto a denti stretti, ma che ha garantito «di intendere rispettare, non prima di aver però presentato reclamo». Un direttore di macchina e un capitano di coperta avevano infatti iniziato dal 2001, affiancati da Rdb-Cub Trasporti, un braccio di ferro con l’azienda e la Capitaneria di Porto fatto di ripetuti solleciti e segnalazioni che però non avevano sortito alcun effetto. «Dal novembre 2001 Actv decise di ridurre gli equipaggi per aprire a un servizio integrato di automazione che consentisse di avere uomo di meno a bordo», spiegano dal coordinamento della sigla sindacale. «Ciò vide allora d’accordo sia la Capitaneria che il Registro navale italiano. Una situazione che da subito fece intendere che invece si andava a scapito della sicurezza della navigazione e dei passeggeri, che possono arrivare fino a 1.250 a tratta». Il 23 ottobre la perizia eseguita ha evidenziato come, sulle unità Concordia, Altino, Poveglia e Torcello questi sistemi di automazione fossero del tutto inapplicabili, mentre su altre cinque (S. Andrea, Burano, Giudecca, Aquileia ed Eraclea) vi erano vizi tali da avere disfunzioni evidenti. Venerdì scorso la disposizione del giudice Margherita Bortolaso che obbliga Actv ad adeguarsi. «Chiediamo ora il reimbarco immediato del sesto dipendente e la messa in sicurezza delle unità», proseguono dal coordinamento. «Il procedimento proseguirà nel merito, e ci chiediamo come la Capitaneria e il Rina possano aver dato il via libera alle disposizioni di Actv. Azienda che però non ha ancora provveduto a dotarsi dei delegati alla sicurezza eletti dalla base». E mentre Actv attende la notifica della disposizione il legale dei dipendenti, Giuseppe Duca, sottolinea: «Il punto fondamentale di questo caso solleva il problema della sicurezza nella navigazione in laguna emerso chiaramente dalla perizia che è stata eseguita. Aspetto di cui l’azienda dovrebbe preoccuparsi, e sarebbe molto grave arrivare a chiedere l’esecuzione forzata del provvedimento».
26 gennaio 2007 - La Nuova Venezia